TOTTA e DYLAN

Condominio e animali da compagnia

Molte persone che avvertono l'esigenza di vivere con un animale oppure che già vi convivono, devono affrontare il problema dei regolamenti condominiali che proibiscono la presenza di animali.
In realtà sono numerose le sentenze che sanciscono a chiare lettere che nessun regolamento o assemblea condominiale può limitare il diritto di proprietà e che quindi non è possibile impedire in alcun modo di tenere animali in condominio.

La sentenza del 24/3/1972 n. 899 della Sezione II della Corte di Cassazione testualmente recita:
"È inesistente il divieto giuridico di tenere cani in condominio. Il regolamento condominiale che contenga una norma contraria è limitativo del diritto di proprietà, quindi giuridicamente nullo. L'assemblea condominale non può deliberarlo".

Da segnalare sono anche le due sentenze emesse da un Pretore di Torino e da uno di Milano i quali hanno assolto dalle loro presunte colpe due proprietari di cani ed in entrambi i casi hanno condannato i proprietari degli stabili alle spese giuridiche, sentenziando inoltre che: "i cani e gli altri animali domestici fanno parte delle affettività familiari".

Altro commento ad un'importante sentenza è quella relativo ad un procedimento dinanzi al Giudice di Parma. La sentenza in oggetto afferma che in un condominio l'assemblea dei condomini non può, anche con il voto di maggioranza, imporre il divieto di tenere animali. Ciascuno può avere accanto a se un animale per amico e nessun regolamento di condominio può considerarsi valido se contiene una norma restrittiva in questo senso.

Chi dovesse trovarsi in questa spiacevole situazione deve far valere i suoi diritti e deve sapere che anche se il suo animale rischiasse il pericolo di essere allontanato per il disturbo della quiete pubblica i motivi della protesta dei vicini vanno dimostrati e vagliati caso per caso, per decidere se i rumori superino il livello di normale tollerabilità. Una sentenza del Pretore di Campobasso del 1990 stabilisce che sia necessario l'accertamento dell'effettivo pregiudizio recato alla collettività dei condomini sotto il profilo dell'igiene e della quiete non essendo sufficiente il semplice possesso degli animali.

Una considerazione importante da fare è anche questa: esistono delle leggi che vietano l'abbandono, la Legge 281/1991; come è possibile quindi dare legittimità ad una richiesta di allontanamento? O proibire a qualcuno che ha o vuole avere una animale di portarlo a vivere con lui?

Naturalmente nella scelta dell'animale con cui dividere i nostri giorni dobbiamo avere molto buon senso escludendo tutti gli animali che più soffrono la privazione della libertà, orientandoci verso animali di cui sia possibile soddisfare i bisogni e rispettare le caratteristiche etologiche.Occorre resistere alla tentazione di trasformare la casa in un piccolo zoo.

Gli animali, eccetto cani e gatti, mal si adattano alle mura domestiche; imprigionare pesci, canarini, uccelli, roditori, animali esotici nelle mura domestiche è un’inutile crudeltà.
Anche i cani e gatti hanno comunque bisogno di essere rispettati per le loro caratteristiche etologiche, occorre quindi evitare che trascorrano troppo tempo da soli o chiusi in piccoli spazi o sui balconi.

Immagine tratta da: forza10.com

Didier Massard


Waterfall - 2001


Didier Massard è nato nel 1953, vive e lavora a Parigi.

Per molti anni ha lavorato nel mondo della moda e dei cosmetici realizzando campagne pubblicitarie per prestigiose firme.
Da tempo si dedica soltanto ai suoi progetti personali che rappresentano scene cariche di una ingegnosità fantastica che è testimone del gioco paradossale dell'illusione. Ogni sua immagine è un invito a sognare, una illusione ingannevole nel passaggio magico da un universo all'altro per scoprire una realtà soggettiva.


Rhinoceros - 2004

I suoi lavori saranno esposti dal 7 settembre al 23 novembre 2007 presso la Robert Klein Gallery di Boston.

Inoltre, è in mostra dal 7 maggio al 2 ottobre 2007 presso il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri - Cortile del Tribunale (Piazza Viviani), Verona - La collezione Fnac / Viaggio attraverso un secolo di fotografia.

Link utile: www.robertkleingallery.com/gallery

Vivere con gli animali da compagnia

Alcune buone abitudini

Bastano pochi ma indispensabili accorgimenti affinchè la convivenza uomo-cane sia pacifica e soddisfacente.

Strade pulite

Oltre che previsto dalle Ordinanze e dai regolamenti emanati dai comuni italiani, è buona norma di civiltà rimuovere sempre gli escrementi che il proprio cane lascia sul suolo pubblico.
La bustina di plastica o l’apposita paletta con sacchetto, deve essere portata sempre con sé durante la passeggiata con il cane. Molto spesso l’intolleranza verso i nostri amici cani deriva proprio dal comportamento scorretto dei loro proprietari.

Paura dei cani

Ci sono persone che temono i cani o i gatti perché semplicemente non sono abituati a loro o per vere e proprie fobie. E’ nostro dovere rispettare i timori altrui e quando necessario tenere il nostro cane al guinzaglio più vicino a noi assumendo un atteggiamento rassicurante verso chi mostra di averne paura.

Oltre che di tragiche aggressioni verso persone perfino di famiglia, spesso abbiamo notizia di grossi cani che attaccano, con esiti anche mortali, cagnolini di piccola taglia.
Se è aggressivo con gli altri cani, evitare di lasciare il proprio cane libero di fare ciò che vuole, specie se si trova di fronte ai suoi simili più piccoli. Anche questa dovrebbe far parte delle buone regole del vivere comune. La legge del più forte non è argomento valido né tra gli umani né tra i nostri animali domestici.

Le razze "pericolose"

Per le razze definite “pericolose” è obbligatorio, nei luoghi pubblici, oltre che il guinzaglio, l’uso della museruola. Inoltre anche il proprietario deve rispondere a determinati requisiti (art. 5 comma 4 ordinanza del Ministero della Salute del 12 dicembre 2006 - Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione di cani).
Elenco delle razze canine e di incroci di razze a rischio di aggressività di cui all'art. 1, comma 1, lettera b, dell’ordinanza del Ministero della Salute:

American Bulldog
Cane da pastore di Charplanina
Cane da pastore dell'Anatolia
Cane da pastore dell'Asia centrale
Cane da pastore del Caucaso
Cane da Serra da Estreilla
Dogo Argentino
Fila Brasileiro
Perro de ganado majoero
Perro da presa canario
Perro da presa Mallorquin
Pit bull
Pit bull mastiff
Pit bull terrier
Rafeiro do Alentejo
Rottweiler
Tosa inu

Ma anche se il cane non appartiene ad una razza definita pericolosa, se particolarmente aggressivo nei confronti di persone o altri animali, sarebbe buona norma da parte del proprietario osservare una particolare attenzione nel condurlo in luoghi pubblici, a non affidarlo a persone che non siano in grado di controllarlo (per esempio bambini o anziani).
Non ci sarebbero razze cosiddette pericolose nei confronti di altri cani e persone, se si osservassero queste poche regole di convivenza e di buon senso.

Immagine tratta da: dogbreedinfo.com

Consigli tratti da: www.poliziadistato.it

In viaggio con gli animali da compagnia

Cerchiamo gli alberghi dove sono bene accetti

Sono sempre di più le strutture turistiche disposte ad accettare animali (ci sono circa 2.647 alberghi e 680 agriturismo italiani accessibili ai cani): alberghi, agriturismo, spiagge, ristoranti.

Ci seguono in auto, su alcuni treni, navi e aerei

In auto (art. 169 comma 6 Codice della strada), in treno, in nave, in aereo: i nostri amici quadrupedi possono seguirci ovunque: basta informarsi per tempo sui regolamenti che le varie compagnie aeree applicano per il trasporto di animali da compagnia e controllare quali sono i treni che in Italia accettano cani, la grandezza e la sistemazione (o nel Paese estero dove il nostro amico quadrupede ci accompagnerà).
Lo stesso vale per i viaggi in nave: le varie compagnie adottano sistemi diversi per ospitare gli animali. Anche in questo caso è bene contattatare per tempo le compagnie di navigazione per conoscere i regolamenti sul trasporto di animali.
Non dimentichiamo di portare il loro libretto sanitario dove sono indicate le vaccinazioni effettuate oltre alle informazioni relative al soggetto (nome, sesso, razza, tatuaggio, indirizzo proprietari).

Iniziativa "Io l'ho visto"

Proprio a chi viaggia in auto è rivolta la nuova iniziativa "Io l'ho visto"che vede la collaborazione della Polizia Stradale e il Gruppo Autogrill: sarà possibile segnalare l'avvistamento di cani abbandonati e in pericolo sui tratti autostradali in Italia inviando un sms al numero 334.105.10.30 dove si indicheranno le coordinate nel modo più preciso possibile.
Ricordiamo che l'abbandono del cane o del gatto è un reato punito dal codice penale (art. 1 comma 3 Legge 189/2004) : "chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro".

Viaggiare all’estero

Cani e gatti hanno delle profilassi da seguire per recarsi all’estero, oltre alle normali vaccinazioni, procedure contro parassiti interni ed esterni, da effettuare annualmente.
Per determinati Paesi, (Svezia, Inghilterrra, Malta), è necessario fare il “blood test”: un prelievo di sangue del cane su cui verranno effettuati i test per la positività alla rabbia. Questo test deve essere eseguito con determinate tempistiche e scadenze.

Regolamento (CE) n.998/2003 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 maggio 2003:
relativo alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere non commerciale di animali di compagnia e che modifica la direttiva 92/65/CEE del Consiglio.
Regolamento (CE) n.592/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 marzo 2004:
che modifica il regolamento (CE) n. 998/2003.
  • Microchip
    Dal 1° gennaio 2005 è obbligatorio l’inserimento del microchip sottocute per tutti i cani e gatti nati successivamente a questa data.
  • Passaporto
    Dal 1° ottobre 2004 è obbligatorio per tutti gli animali d’affezione. Per ottenere il passaporto è necessario che il cane, il gatto o il furetto: abbia già il microchip - sia iscritto all'anagrafe veterinaria dell'ASL di zona - abbia effettuato la vaccinazione antirabbica;

Il passaporto può essere richiesto dopo 21 giorni dall’effettuazione della vaccinazione antirabbica e non ha scadenza.

Consigli tratti da: www.poliziadistato.it

Sfruttamento animale


Le ragioni per cui gli animali sono sfruttati, torturati e uccisi sono tante. Ma ognuno di noi ha il potere di fermare questo sterminio con un consumo consapevole: con le sue scelte di ogni giorno.

Tutte le nostre scelte hanno una ricaduta sugli animali. Quando mangiamo qualcosa. Quando compriamo un qualsiasi prodotto. Quando assistiamo ad uno spettacolo. Quando sosteniamo un’iniziativa o un’associazione. Possiamo fermarci a riflettere e capire se quello che facciamo implica morte e sofferenza per gli animali: perchè la CONOSCENZA E' POTERE.

La società umana moderna di basa sullo sfruttamento dei più deboli, i vantaggi dei pochi privilegiati corrispondono allo sfruttamento di una moltitudine sterminata i cui fondamentali diritti non vengono riconosciuti.

Lo sfruttamento degli animali è una costante della nostra società, essa trae profitto dalla sofferenza altrui quotidianamente, nascondendo le pratiche crudeli spesso anche a coloro che ne traggono direttamente o indirettamente giovamento.

Lo scopo di Campagneperglianimali, è proprio quello di informare il grande pubblico di ciò che quotidianamente accade a miliardi di animali che soffrono e muoiono per permetterci di condurre un’esistenza agiata e spensierata.

E' nostro dovere assumerci la responsabilità di quanto accade, di acquisire una nuova consapevolezza, e di porre rimedio a questa immane tragedia che è conosciuta con il nome di sfruttamento animale.

E' un contenitore di idee e proposte, dove ogni gruppo, associazione o singola persona può proporre una campagna pubblicitaria, per poi unire le forze (economiche ed organizzative) e realizzarla tutti insieme, veicolando messaggi a favore degli animali sui mass media.
Chi aderisce al progetto si impegna a partecipare finanziariamente alle spese di ogni nuova campagna; chi propone un’ idea pubblicitaria si impegna a portarla avanti, facendosi carico della raccolta dei fondi necessari alla sua pubblicazione.

Link utile: www.campagneperglianimali.org/sostienici.html

1 - Architettura rurale nel Salento

Prima di analizzare le architetture in pietra a secco nel territorio del Salento, è bene precisare che sempre si è data a riguardo una descrizione riferita soltanto ai trulli di Alberobello, mentre è da considerare una vasta area della Puglia dove il fenomeno delle costruzioni trulliformi si manifesta.

L'architettura rurale in pietra a secco ha avuto un forte rapporto con le caratteristiche del suolo e con l’ambiente, ha rappresentato un modello costruttivo altamente ecologico con un impatto ambientale inesistente che ha definito esaurientemente i criteri fondamentali della bioarchitettura.

Ma tutto questo, nella poetica e storica ricerca delle cose perdute, lo affondiamo nell’interesse del turismo rurale… e nel disinteresse degli amministratori locali.

Questo nostro patrimonio storico-ambientale è da salvaguardare e deve essere finalizzato ad una catalogazione in percorsi culturali e museali.

Invece, spesso, questa architettura viene trasformata con cattivi interventi di recupero, utilizzando materiali diversi e non idonei, andando pertanto a valorizzarla turisticamente con ristrutturazioni aventi soltanto lo scopo di un veloce ritorno economico.


L’architettura rurale in pietra a secco
, in Puglia, è diffusa dal Gargano al Salento con maggiore concentrazione nelle Murge e precisamente ad Alberobello, il nucleo più significativo.
Dal Gargano ad Alberobello le costruzioni sono sparse con varie destinazioni d’uso e tendono a concentrarsi nelle seguenti aree:
  • Territorio a sinistra del basso corso del fiume Ofanto
    La presenza delle costruzioni è dovuta all’arrivo dei contadini del Nord Barese per i lavori saltuari o stagionali e per la “transumanza”.
  • Territorio tra Barletta e Bari
    La presenza delle costruzioni è dovuta alla “mezzadria” ed erano disposte in fila o gruppi di due o più unità.
  • Territorio intorno ad Alberobello
    La presenza delle costruzioni è dovuta ad abitazioni permanenti tanto da formare veri centri abitati.
  • Territorio nel basso Salento
    La presenza delle costruzioni è dovuta ad una forma architettonica complementare alla dimora e legata alle attività agricole.

Le varie costruzioni trovano una giustificazione pratica nel tipo di roccia calcarea presente nelle Murge e nel Salento, infatti si presta al taglio e alla successiva sovrapposizione degli elementi poliedrici irregolari. Inoltre, l’impiego di pietre divelte dal terreno, per far spazio agli impianti di colture, risponde ad un principio di economia base legato alla cultura contadina.

L’operazione della posa in opera di pietre a secco, per realizzare ripari e muri, è data dalla:

  • accumulazione disordinata, fatta per getto;
  • accumulazione ordinata, fatta per stratificazione;
  • accumulazione strutturata.

Malgrado la notevole varietà di forme si riconoscono, secondo alcuni studiosi, tre modalità specifiche nell’accumulazione:

  • la disposizione stratificata
    degli elementi calcarei per filari degradanti formanti superfici inclinate a scarpa;
  • le disposizioni strutturate
    per la copertura di vani nei muri con architravi, mensole, biliti e triangoli di scarico (sistema costruttivo costituito da un architrave di pietra sormontato da due blocchi in contrasto);
  • le disposizioni strutturate
    per la copertura di ambienti che sviluppano gli elementi costruttivi precedenti nelle tre dimensioni realizzando la volta o la cupola in aggetto.

A queste modalità costruttive segue una varietà di manufatti suddivisi, in rapporto alla distribuzione sul territorio, in due tipi fondamentali:

accumuli a sviluppo lineare:

  • “li parieti” (muri di recinzione, di confine, di contenimento);

accumuli concentrati:

  • “le specchie” (accumuli veri e propri);
  • “li truddi” (costruzioni con uno o più vani);
  • “li puzzi” e “le cisterne” - “le spase” e “le littere” - “li furni” (monumenti della civiltà contadina);
  • “le aie” e “li puddari".

(1 - continua)

Notizie e immagini, dove non specificato, sono tratte da:
Arch. Gabriele Grasso - Architetture in pietra a secco nel Salento - Edizioni del Grifo, Lecce, 2000

2.1 - Architettura rurale nel Salento

Accumuli a sviluppo lineare

"li parieti"




Complesso rurale - Campu lu puzzu, Patù

La necessità di liberare spazi arabili porta alla spietratura dei campi ed alla conseguente realizzazione dei muretti e sistemazione di terrazze di coltura. Quando la copertura della terra era abbondante, i muretti servivono principalmente a delimitare gli appezzamenti di terreno; mentre quando si presentavano avvallamenti, i muretti venivano moltiplicati determinando sistemi di terrazze.

(2.1 - continua)

Notizie e immagini, dove non specificato, sono tratte da:
Arch. Gabriele Grasso - Architetture in pietra a secco nel Salento - Edizioni del Grifo, Lecce, 2000

2.2 - Architettura rurale nel Salento

Accumuli concentrati

"le specchie"


Specchia dei Mori - Martàno (salentonline.it)

Come “li parieti”, sono il risultato dell’attività di spietratura dei fondi, di forma cilindro-conica, sono costituiti da ammassi di pietre ricoperte da terriccio. Per eseguire comodamente il getto dei materiali portati a braccia, “le specchie” sono completate con strette rampe di scale.
La presenza di resti scheletrici umani sotto il cumulo di pietre, lascia intendere che almeno un certo numero di “specchie” avevano la funzione sepolcrale. La letteratura ha tentato di interpretare questo tipo di costruzione dando varie destinazioni d’uso: osservatori, torri di guardia e difesa, segnali di confine e sepolture appunto.

(2.2 - continua)

Notizie e immagini, dove non specificato, sono tratte da:
Arch. Gabriele Grasso - Architetture in pietra a secco nel Salento - Edizioni del Grifo, Lecce, 2000

2.3 - Architettura rurale nel Salento

Accumuli concentrati

"li truddi"


Realizzati con una tecnica costruttiva basata sulla pietra posta in opera senza leganti e senza centine, come ogni architettura spontanea, sono costituiti da spazi interni ed esterni.
La tipologia è varia dalla forma tronco-conica alla forma cilindro-conica, a gradoni semplice o a gradoni elicoidali ed anche a pianta quadrangolare.
Le volte interne ed il muro esterno erano costruiti contemporaneamente secondo piani orizzontali, partendo dalla messa in opera degli anelli delle volte. Nel “truddu” si notano due parti indipendenti: la cupola, che copre il vano interno, e la struttura di rivestimento esterno. La presenza di terra nelle coperture forniva protezione dal calore estivo ed anche dall’acqua trattenuta dal tappeto erboso.
Per ispezionare la struttura veniva realizzata una scala esterna, costituita da gradoni elicoidali, che fungeva anche da rinforzo esterno rendendo impermeabile e stabile l’intero manufatto.


Dettagli delle strutture d'ingresso (pinodenuzzo.com)


Particolari sono le strutture e i profili delle porte d’ingresso, generalmente esposte a SE per la difesa dalle correnti gelide invernali, realizzati con il tipo di roccia a disposizione, formando il trilite primitivo (sistema costruttivo costituito da due elementi verticali che sorreggono un architrave) o l’architrave spezzato in due blocchi monolitici che anticipa il triangolo di scarico delle soluzioni più evolute. Nelle forme più elaborate si hanno soluzioni che sostituiscono il triangolo di scarico con una piccola finestra o incorniciano l’apertura con un arco sotteso dall’architrave.

Con una molteplicità e varietà di esempi di costruzioni in pietra a secco, caratterizzate da uno o più vani, diversi sono stati gli studiosi che hanno tentato di fare delle classificazioni e di riscontrare alcune caratteristiche comuni che permettano di identificare classi tipologiche.
Una classificazione fatta da A. Ambrosi riesce bene a muoversi all’interno di un’indagine tipologica che accetta la definizione di “tipo” come “invariante”.
In effetti, nelle architetture in pietra a secco l’idea di abitazione e riparo è la vera costante tipologica, che accomuna, in ogni momento storico, tutti i membri della società, che risponde, a seconda dell’aspetto geomorfologico del luogo e delle proprie esigenze, con atti costruttivi individualmente diversificati.
Pertanto, si è giunti ad una classificazione di sei gruppi di architetture:
  1. il cumulo: edificio con copertura di pietrisco o zolle erbose;
  2. la torre terrazzata, che può essere semplice o gradonata;
  3. il tetto conico: forma cilindro-conica (a generatrice rettilinea);
  4. le superfici raccordate, che richiamano la tenda;
  5. il tetto displuviato, che si rifà alla capanna rettangolare con tetto a due o una falda;
  6. le coperture: cuspidate ogivali o cupoliformi cilindriche (a generatrici inflesse).

(2.3 - continua)

Notizie e immagini, dove non specificato, sono tratte da:
Arch. Gabriele Grasso - Architetture in pietra a secco nel Salento - Edizioni del Grifo, Lecce, 2000

2.4 - Architettura rurale nel Salento

Accumuli concentrati

"li puzzi" e "le cisterne"

La mancanza di sorgenti in superficie e di corsi d’acqua fece sì che l’approvvigionamento idrico venisse ricercato nel sottosuolo. Pertanto si scavarono manualmente i pozzi e dove il terreno presentava una falda impermeabile o roccia di calcare compatto, si costruirono le cisterne, quali serbatoi di acqua piovana che ne assicuravano una certa quantità.


I pozzi erano scavati in terreni ad “acqua circolante” aventi la forma interna quadrangolare o circolare.
Il rivestimento interno era realizzato con pietre di calcare permeabile, “la camisa”, cementate con bolo [01], in modo da lasciarvi filtrare le abbondanti acque freatiche.
La bocca del pozzo, protetta da un “puteale” (in gergo “lu pustale”), che spesso era un blocco monolitico con foro centrale oppure formato da quattro conci di tufo disposti in quadrato, veniva costruita anche in forme più rifinite e monumentali.


Le cisterne erano scavate nel terreno, o ricavate in un crepaccio naturale più o meno profondo e capace, o costruite partendo dal piano di campagna, aventi la forma interna “a campana” o “pseudo-prismatica”, esternamente assumono conformazioni che variano planimetricamente ed altimetricamente.
Il rivestimento interno, intonacato con malta di calce mista con cocci di vasi di creta e battutacon speciali magli veniva resa impermeabile.
Le caratteristiche tecnico-formali della cisterna utilizzano gli stessi principi costruttivi dei “truddi”.


Sistema di canalizzazione e raccolta delle acque

"le spase" e "le littere"

Di modeste dimensioni, erano realizzate con il materiale proveniente dalla spietratura del terreno, ammucchiato in piccoli coni sul terreno.
I modesti cumuli sollevati fino ad una certa altezza dal suolo, mantenendo la base circolare dell’originale cono di pietra , davano le spase.
Quando gli accumuli di pietre erano di scarsa entità e sparsi qua e là, venivano utilizzati per farne delle littere.
Queste consistevano infatti in muretti pianeggianti poco sollevati dal terreno e larghi circa un metro; erano formati da massi più grossi verso l’esterno e da più piccoli nell’interno, mentre la superficie veniva coperta da pietre minutissime, per renderla agibile.
Non essendoci ancora, al tempo, “lu cannizzu”, cioè una specie di stuoia fatta con canne tagliate e legate, le spase e le littere servivano come piattaforma per adagiare ed essiccare al sole i fichi spaccati per metà.
Queste costruzioni in pietra a secco venivano coperte con uno spesso strato di “fumuli” (Hjpericum crispum), pianta comune del periodo estivo che grazie alle sostanze contenute permetteva aerazione e sofficità caratteristiche necessarie al buon essiccamento dei fichi.
Alla fine della stagione i fichi essiccati venivano infornati per garantire la conservazione. Terminata la cottura e sfornati, dopo un’oculata cernita, i migliori venivano pigiati a strati, anche con foglie di alloro, in recipienti di terracotta detti “capase”. Si formava così una massa compatta , tanto che ci si serviva di un arnese speciale “li scoddafiche”, per poterli staccare tra loro.

"li furni"

Queste costruzioni assumevano dimensioni minori del "truddu", ma erano sempre realizzate in pietra a secco e con il sistema a "tholos" (termine greco usato impropriamente per indicare una costruzione circolare a falsa volta).
Avevano la bocca proporzionata alla costruzione, rivestita con intonaco di creta, applicato a mano e la base pavimentata con lastre di pietra calcarea dette ”chianche”.

(2.4 - continua)

Notizie e immagini, dove non specificato, sono tratte da:
Arch. Gabriele Grasso - Architetture in pietra a secco nel Salento - Edizioni del Grifo, Lecce, 2000

2.5 - Architettura rurale nel Salento

Accumuli concentrati

"le aie" e "li puddari"



Costruzioni con zona antistante adibita ad aia

Le aie sono collegate alla coltura dei cereali.
Aventi forma circolare furono prima realizzate su una superficie naturale di roccia pianeggiante, levigata dagli agenti atmosferici e delimitata da grossi massi, poi furono realizzate con pavimentazione di pietra calcarea e delimitate con pietre sagomate e decorate. Venivano collocate su spazi elevati, esposti al vento e sgombri da alberi, così che questo potesse soffiare senza ostacolo per separare il grano dalla paglia e dalla pula.
Quasi sempre intorno all’aia sorgevano altre costruzioni necessarie al lavoro della trebbiatura: ricoveri per i buoi e gli addetti ai lavori, un pozzo o cisterna con abbeveratoio e spesso anche il pollaio.

I puddari, di dimensioni limitate, venivano realizzati con conci di carparo usando come legante malta e bolo. Presentavano diversi sviluppi: a tronco di cono sormontato da pseudocupola; ad archi schiacciati; a cilindro sormontato da pseudocupola; prismatico a volta piana.

(2.5 - continua)

Notizie e immagini, dove non specificato, sono tratte da:
Arch. Gabriele Grasso - Architetture in pietra a secco nel Salento - Edizioni del Grifo, Lecce, 2000

3 - Architettura rurale nel Salento

Glottologia


Costruzioni sul banco roccioso di una vecchia cava - Macchia ai Temerano, Seclì

La complessa discussione sulla diffusione e sul significato dei vari termini adottati in Puglia per indicare le costruzioni in pietra a secco trulliformi, ha particolarmente interessato i glottologi e, in genere, gli studiosi della civiltà contadina.

A tal proposito, il Prof. Antonio Costantini (Le costruzioni in pietra a secco nel Salento leccese - Italia Nostra, Parabita, 1988) ha sottolineato che gli studi sul tipo edilizio a trullo non sono stati un monopolio degli storici o degli archeologi, ma soprattutto hanno visto impegnati i linguisti, i quali hanno cercato di giungere alle origini di questa particolare manifestazione proprio partendo dall’etimologia delle varie voci.
Pertanto, i diversi appellativi locali, con particolare riferimento al basso Salento, sono riportati di seguito cercando di sottolineare schematicamente alcune delle spiegazioni proposte dai ricercatori.

Truδδu [01]

- Costruzione trulliforme in pietra a secco; denominazione che nei Catasti Onciari [02] sembra appartenere al territorio dell’Albania Salentina e dei comuni limitrofi, sino a Grottaglie da un lato e ad Avetrana dall’altra. (De Fabrizio)
- Voce derivata da “Turrula” indi “Turrulu” è cioè da un diminutivo di “Turris”. (Palumbo)
- La voce, di probabile radice indo-germanica “Tor” passata sia al greco che al latino, implica il concetto di rotondità. E’ in uso nella parte meridionale delle Murge fin verso Lecce. (Simoncini)
- Voce riferita alla trottola (giocattolo rotondeggiante di forma conica detto “Currulu” o “Curru”). Nel territorio di Ruffano il “Trullo Ferrante” risulta la più complessa aggregazione di edifici in pietra a secco nel Salento leccese. (Ribezzo)

Caseδδa

- Costruzione in pietra a secco quadrata e coperta da tegole; denominazione che nei Catasti Onciari sembra più frequente tra i contadini murgiani e tarantini. (De Fabrizio)
- La voce, proveniente presumibilmente dal basso latino, indica una versione particolare di tale tipo nelle Murge settentrionali e centrali e lungo il litorale tra Barletta e Polignano. (Simoncini)
- Voce che nell’agro di Tuglie indica un edificio più piccolo e semplice del “Furnieddu”, ma più articolato, essendo affiancto da altre costruzioni supplementari. (Panico)

Pajaru (Pagghiaru o Pagghiarune)

- Costruzione in pietra a secco con copertura in paglia; denominazione che nei Catasti Onciari sembra diffusa nel Salento leccese. (De Fabrizio)
- Se è vero che la presenza di un’aia nelle vicinanze del riparo giustifica il termine “Pajaru”, in quanto sicuramente la funzione prevalente della costruzione era, o è ancora, quella di deposito della paglia ricavata dalla battitura dei cereali, per il resto il nome non è sempre legato al tipo di coltura o alla funzione specifica. (Costantini)
- I “Pajari” sono nella stragrande maggioranza dei ripari semplici, privi di rinforzi alla base e, in una vasta area che va da Lecce fino a Maglie, sprovvisti di una spianata sommitale poiché coperti con zolle di terra. Importante è il “Pajarone” in località Visciglito presso Acaya, Vernole. (Spano)

Furnu (Furnieδδu)

- Costruzione in pietra a secco atta alla cottura del pane e dei fichi dopo l’essicazione al sole. (De Fabrizio)
- Costruzioni tronco-coniche (solo in alcuni casi tronco-piramidali), contenute in due o tre livelli di gradoni concentrici, realizzate interamente a secco. Si tratta di edifici costituiti da un solo vano a pianta quadrangolare (nelle forme più antiche, circolare) con copertura del tipo a falsa cupola [03]. Sono sparse un po’ dovunque nella campagna di Galàtone e soprattutto nella contrada rurale Specchia di Mosco. (Calò)
- La voce “Furnu” non trova nessuna giustificazione con la spiegazione che spesso ne danno gli stessi contadini. Etimologicamente chiaro, il termine potrebbe essere spiegato soltanto se queste costruzioni fossero provviste di focolare o di forno per cuocere il pane. L’ipotesi che esso sia un termine attribuito ai ripari provvisti di attrezzature per la cottura del pane e per cucinare viene però smentita proprio dal fatto che nella maggior parte delle aree di diffusione di questo termine, raramente si incontra un camino o un focolare all’interno o all’esterno della costruzione. (Costantini)
- Il termine “Furnu” è da mettere in relazione con il fatto che il contadino considera il suo riparo un forno vero e proprio perché, durante i mesi estivi, ne utilizzava le superfici dei gradoni e del terrazzo per sistemare i graticci e le stuoie (“cannizzi”) con i fichi da essiccare, quindi la costruzione intesa come luogo per la cottura o la torrefazione di un prodotto. (Spano)
- Costruzioni monocellulari, con copertura a falsa volta [03] e forma tronco-conica costruite in pietra a secco a gradoni. (Panico)

Chìpuru

- Costruzione in pietra a secco. Questa voce è propria della Grecìa Salentina [04]. (De Fabrizio)
- Indica il termine diffuso soprattutto a Maglie. (De Lia)
- Parola proveniente dal greco, letteralmente “guardiano del campo”. E’ in uso nel Salento, da Maglie a Leuca, l’antica Japigia. (Simoncini)

(casedelsalento.it)
NOTE

[01] Gerhard Rohlfs - Vocabolario dei dialetti salentini - Congedo, Galatina, 1976.
δ: Suono invertito pronunziato con la lingua ripiegata all’indietro su se stessa.
Nella letteratura regionale si esprime anche con ddh - ddr - ddhr oppure gd (es.: quigdu).
δδ: Suono che viene dalle due ll latine o italiane (es.: Illu[m], da cui iddu; Cerebellum da cui cervieddu).
[02] L'Onciario, precursore degli odierni catasti, rappresenta l'attuazione pratica delle norme dettate da re Carlo di Borbone nella prima metà del XVIII secolo per un riordino fiscale del regno.
Nonostante fosse un catasto descrittivo, poiché non prevedeva la mappatura dei luoghi, fu uno strumento utile ad eliminare i privilegi goduti dalle classi più abbienti che facevano gravare i tributi fiscali sempre sulle classi più umili. Si chiamò Onciario perché la valutazione dei patrimoni terrieri veniva stimato in once, una misura di monete molto antica corrispondente a sei ducati.
[03] Cupola o volta realizzata con blocchi di calcare progressivamente aggettanti verso l’interno.
[04] Area del Salento, situata all’estremità meridionale della Puglia, costituita da nove comuni in cui si parla il dialetto neo-greco noto come grecanico o griko.
L'Unione dei comuni della Grecìa Salentina nasce il 28 settembre 2001 tra i seguenti comuni: Calmiera - Castrignano dei Greci - Corigliano d’Otranto - Martano - Martignano - Melpignano - Soleto - Sternatia - Zollino. Comprende anche due comuni in cui non si parla il griko ma che sono uniti da rapporti di collaborazione con gli altri nove: Carpignano Salentino (aderisce il 1° gennaio 2005) e Cutrofiano (aderisce il 1° gennaio 2007).

(3 - fine)

Notizie e immagini, dove non specificato, sono tratte da:
Arch. Gabriele Grasso - Architetture in pietra a secco nel Salento - Edizioni del Grifo, Lecce, 2000