TOTTA e DYLAN

Il trullo di Alberobello



Un tempo si costruivano le case di pietra, anche se questa non era sempre di buona qualità, perché la pietra era il materiale più facilmente reperibile, quindi più economico di qualsiasi altro.
Quello che è certo è che la pietra (sia usata per la struttura, sia per la copertura o per gli elementi accessori della costruzione) è il materiale che “lega” più di ogni altro la casa al paesaggio e usarla costituisce quindi un esempio di corretto approccio al problema del rapporto casa-ambiente.

Sull’origine del trullo (o truddhu secondo il dialetto pugliese), tra le tante ipotesi prevale quella orientale che ha origine dalla fusione delle due culture della popolazione locale: da una parte quella contadina dall’altra quella degli innumerevoli gruppi etnici trasferitisi nella zona dall’Oriente, facendo sorgere quella civiltà altomedievale della quale significative tracce sono rimaste nelle innumerevoli chiese rupestri e cripte.

Queste costruzioni inizialmente avevano lo scopo di proteggere l’uomo dalle eventuali intemperie e di depositare attrezzi, arnesi e materiali vari necessari alle attività agricole per poi trasformarsi in vere e proprie abitazioni.
Infatti la struttura architettonica iniziale del trullo era costituita da un unico vano realizzato in conci di pietra sistemati senza alcun legante cioè “a secco”, avente dimensioni ridotte a pianta quadrangolare, sormontato da una copertura a cupola conica; la struttura più evoluta era invece costituita da più ambienti, aventi funzioni abitative diverse, con l’aggiunta di vari elementi architettonici. Si otteneva così una struttura unica di più trulli affiancati che formavano abitazioni unifamiliari.

La copertura della cupola, realizzata anche in conci di pietra sistemati a secco, era interamente rivestita da listelli sempre di pietra dello spessore variabile, dette chiancarelle o chiancole ed era completata alla sommità da un pinnacolo, la cui origine si deve forse al culto betilico, professato dai popoli primitivi orientali, che rappresenta in base alla forma geometrica (sferica - conica - poliedrica) vari significati propriamente derivati dal culto della pietra essendo puntati al cielo, anche significati magici.


Sulla superficie esterna della copertura sono tracciati, con latte di calce, disegni vari ispirati ad una simbologia derivante da diverse tradizioni che servivano a scacciare il malocchio e a portare fortuna agli abitanti del trullo.
Sono classificati in: primitivi magici - pagani - cristiani - ornamentali - grotteschi.
La maggior parte dei simboli sono di origine cristiana; i simboli pagani si distinguono con forme di animali e piante; i simboli ornamentali e grotteschi descrivono vasi di fiori, due cuori intrecciati, una stella e un angelo, le iniziali del proprietario, il simbolo del suo lavoro o delle sue produzioni agricole.


le fasi di costruzione sono le seguenti

Alberobello, in provincia di Bari, nella Valle d’Itria, vanta la più alta concentrazione di trulli in un abitato: circa 1.300 divisi tra i rioni Monti e Aia Piccola, ma anche altri paesi vicini come Locorotondo e Martina Franca soprattutto, Cisternino, Ostuni, Fasano, Noci, Putignano, presentano pregevoli esempi di architettura in pietra a secco, sparsi nella campagna o inseriti nel tessuto urbano, coinvolgendo pertanto ben tre province pugliesi: Bari, Brindisi e Taranto.

L’alta concentrazione di trulli risale alla seconda metà del XVI secolo quando la zona cominciò a popolarsi di contadini e Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, Conte di Conversano, detto il “Guercio”, aspirava a fare della Selva (Alborebello deriva dal latino Sylva Arboris Belli: Selva dell’albero della guerra) un proprio feudo indipendente dalla corte di Napoli; e, a tal fine, spinse i contadini e le loro famiglie a viverci.
Ma quando l’editto Prammatica de Baronibus impose l’autorizzazione regia per ogni nuova costruzione, il Guercio, che non aveva alcuna intenzione di dividere le rendite fiscali con chiunque, costrinse i sudditi a costruire con pietra a secco, con assoluto divieto di usare la malta come legante; così in caso di ispezioni governative, le case sarebbero state demolite con facilità e riedificate in poco tempo.
I trulli ebbero da allora larga diffusione, perché oltre al decreto dei Conti di Conversano di edificare a secco senza l’uso della malta, c’erano anche ragioni di ordine pratico ed economico, come l’abbondanza di pietre calcaree di cui occorre sgombrare il terreno agricolo, il minor costo di costruzione, il miglior riparo dal caldo offerto dagli spessi muri.
Non tutti i trulli sono costruiti a secco. Quando il 27 maggio 1797 la Selva fu dichiarata libera dalla signoria dei Conti di Conversano e assunse il nome di Alberobello, cadde il divieto di usare la malta come legante dei conci di pietra per la costruzione dei trulli.

Dal dicembre 1996 i Trulli di Alberobello sono stati dichiarati dall'UNESCO Patrimonio Mondiale dell'Umanità.


“La povertà è una vecchia disgrazia degli uomini, ma da poco tempo si sa davvero che è un male da cui dobbiamo liberarci: così da poco tempo si sa davvero che cosa debba essere una casa.
Nella storia dell’architettura, chè una significativa parata di monumenti, pare che la casa abbia avuto sempre meno importanza del tempio, del sepolcro, dell’arco di trionfo o della fortezza.
Eccettuate le antiche case romane di Pompei e le nostre umanissime e variate case rurali, dove trovate altri esempi che ci confortino?
Questa disposizione dei popoli a far per secoli e secoli le spese e le dimore per gli dei, per i tiranni, per i morti, senza mai pensare a sé, è di un altruismo che rasenta la stravaganza”.

Ernesto Nathan Rogers - Esperienza dell’architettura - Einaudi, 1958

Immagini in ordine di pubblicazione tratte da:

imasseria.com / geocities.com / brochure ALBEROBELLO IN MINIATURA di Orazio Annese - Via Monte San Michele, 34 - Alberobello / trulliholiday.com / digilander.libero.it

Links utili: http://www.alberobello.net/ - http://www.tuttoalberobello.it/ - www.italweb.it/alberobello - http://www.trulliland.it/