«Resistere non serve a
niente», titolo del suo ultimo romanzo è un affermazione o un
interrogativo o cosa?
«Il mio titolo è (come
spesso accade per i titoli) il riassunto e il nocciolo del mondo che viene
raccontato nel romanzo: un mondo in cui la finanza appare come un Potere
astratto e sovranazionale indiscutibile, un gigantesco gioco d'azzardo la cui
unica legge è il massimo profitto; una legge che si pretende scientifica e
risulta inattaccabile sia dai singoli che dalle istituzioni governative. Come
riflesso di questa legge nella psicologia dei personaggi, anche il desiderio
sessuale assume la forma di un'ossessione del possesso, contro la quale non ci
sono buoni sentimenti che tengano».
Perché scrive?
«Scrivo perché solo
scrivendo ho l'illusione di comprendere il senso della mia vita; qualche rara e
fortunata volta, anche un po' del senso della vita collettiva».
Scrivere è ?
«Scrivere è faticoso e
benedetto da Dio».
La scrittura è?
«La scrittura è un modo
per far salire in superficie ciò che è rimosso o represso, sia dal singolo che
dalla società. Per ottenere questo è necessario che la scrittura sia (anche)
divertente, perché solo così si abbassa il livello delle nostre censure. La
scrittura funziona quando sorprende chi la scrive».
Scrivere può salvare il
mondo?
«Niente può salvare il
mondo, né d'altra parte il mondo chiede di essere salvato. Da che cosa, poi? Il
mondo ha il suo destino cosmico e se ne frega degli uomini. La scrittura può
migliorare (un poco, nel senso di renderli più consapevoli della loro miseria)
gli uomini».
«Per vincere, sennò perché partecipare?»
La letteratura è
territorio di libertà.
«No, quando si scrive si
dipende da un sacco di cose: dal proprio inconscio, dall'inconscio dei tempi,
dal contesto socio-politico, dall'eventuale talento su cui non abbiamo
giurisdizione. Spesso si è al servizio di qualcuno o qualcosa che scrive in
noi, come già sapeva Dante e sapevano i classici».
La scrittura un mestiere
o una passione?
«È una passione, anzi
una mania che ha bisogno di diventare mestiere per comunicarsi ai lettori».
Da sempre e per sempre?
«La mania della
scrittura può avere delle fasi temporali, o stagionali. Guai agli scrittori che
non sanno prenderne atto».
Pensare è un lusso?
«In parte sì. Chi è
troppo occupato a risolvere gli elementari problemi della vita pratica, alimentari
o di difesa, è costretto a pensare più in particolare che in generale. Il
pensiero generale qualche volta si rende ridicolo, ma più spesso illumina il
pensiero particolare».
L’Italia è un paese di
scrittori?
«L'Italia è un Paese
estroverso, dalla metafora esuberante. È più un Paese di gesticolatori che di
scrittori».
La buona televisione è?
«La buona televisione è
quella che non annoia, che sa alternare informazione e divertimento e che non
ha paura di essere un elettrodomestico. Quella che ogni tanto riesce a non
preoccuparsi dell'auditel».
Scrivere serve a capire
più se stessi o più gli altri?
«Non lo so. Più se
stessi, suppongo, perché in genere (e finora) è un mestiere solitario».
Un suo difetto.
«Sono troppo sensibile
alle lusinghe, e questo spesso mi rende vile nei rapporti pubblici».
Un suo pregio.
«Non mi stanco mai di
analizzare le cose».
Cosa non sopporta?
«Non sopporto i libri
che trattano la lingua come se fosse uno straccio inanimato: mi sento come di
fronte a degli energumeni che torturano un cane, vorrei fermarli e non posso,
devo chiudere il libro perché sto troppo male».
È un solitario?
«Fondamentalmente sì,
non mi piace uscire la sera e non ho molti amici; ma trovo terribile sapere
(qualche volta mi è capitato) che non c'è nessuno che mi vuol bene; o meglio:
che per nessuna persona al mondo io sono la persona più importante».
È un altruista?
«Direi proprio di no,
l'altruismo è una soglia che faccio fatica ad attraversare».
Un rimpianto e un rimorso.
«Rimpiango di non aver
studiato le lingue quand'ero ragazzo, di non essermi fidato prima della mia
voglia di scrivere "in proprio". Ho il rimorso di essere stato
stronzo con qualcuno che non lo meritava».
Il potere logora o
affascina?
«Se logora non lo so,
non l'ho mai avuto. Però affascina, certo».
Se tornasse indietro
rifarebbe tutto quello che ha fatto.
«Assolutamente no,
cambierei un sacco di cose. Ma forse salverei gran parte di quelle che a chi
guarda dall'esterno possono sembrare le mie debolezze».
Gigi Marzullo - IL TEMPO / Omnibus - 04.08.2013
«Resistere non serve a niente» di Walter Siti, Rizzoli Editore, ha vinto il Premio Strega 2013.
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