TOTTA e DYLAN

Gli indiani americani: voci nel silenzio

(aaanativearts.com)

Chi non conosce, almeno per sentito dire, Toro Seduto, Geronimo, Cavallo Pazzo, Nuvola Rossa?

Grandi guerrieri della storia delle guerre Indiane, grandi uomini del passato dei Popoli Indiani Americani, le cui gesta sono fissate nelle pagine di molti libri, nelle immagini di vari documentari e film in modo più o meno coerenti con la vera storia di questi uomini, ma che ne è degli indiani oggi? Persi nell'ombra di un Genocidio fisico e culturale che nessuno mai ricorda dovutamente e doverosamente, sopravvivono per la maggioranza delle persone negli stereotipi che sia pubblicità che media distribuiscono profusamente.

Così, nell'immaginario collettivo di molti noi essi ancora sono quelli che vivono nei tepee, sono quelli del famoso saluto “augh” e dei segni di guerra sul volto.
Oppure, quelli dei Cheving-gum "Blaster" che fanno la danza della pioggia o quelli della ormai tristemente conosciuta pubblicità della De Longhi, quella del "pinguino De longhi".

Ma davvero sono questi gli eredi dei grandi capi Indiani del passato?

Certamente no, sono uomini e donne che vivono sia nelle riserve americane e canadesi, sia nei centri urbani o in comunità all'interno di essi, che mantengono, anche se faticosamente e in modo disomogeneo, i legami con le loro Tradizioni culturali e spirituali.
Secondo l'utimo censimento, fatto nel 2007, sono quasi 2.4 milioni gli Indiani d’America e i Nativi dell’Alaska, e se consideriamo gli Indiani d’America di sangue misto il numero balza a 4.2 milioni.

Ma come mai nessuno parla di questi Popoli?

Se da una parte vi è un qualche raro accenno alla loro storia, il vuoto si fa assoluto sulla loro attualità, anche quando, vedi l’evento recente del Columbus Day, essi sono lì a manifestare la propria presenza e il proprio dissenso, anche quando, come ogni anno in questa occasione, vengono puntualmente arrestati in massa rei soltanto di “turbare” questa giornata dedicata "all’ orgoglio italiano” e a Cristoforo Colombo.

Niente sui media televisivi, niente sui giornali, qualcosa di raro su Internet. Vi è una forte esigenza, constatata questa incomprensibile realtà, di richiamare l’attenzione sui Popoli Nativi Americani, i cui problemi e le cui rivendicazioni non trovano spazio sufficiente per far sì che essi possano essere conosciuti per quello che sono e rappresentano.

Occorre una presa di coscienza sul silenzio su questi Popoli, che non ha ragioni editoriali concepibili nella logica dell’informazione democratica e civile che ogni palinsesto televisivo dovrebbe avere come priorità assoluta, come pure nell'informazione di ogni testata giornalistica.

Apache Renegade - Foto di Edward Sheriff Curtis - 1903
(sancarlosapache.com)

Non vi è logica nel non parlare dei Lakota, dei Cheyenne, degli Apache, dei Blackfoot, dei Ponca, degli Zuni, dei Navajo, degli Innu e di tutte le altre tribù che in tutti gli Stati Uniti e nel Canada vivono tra non poche difficoltà, sia nelle riserve che nei centri urbani. Non vi è logica nel non parlare delle loro condizioni sociali ed economiche precarie, dell’alto tasso di suicidi in queste comunità (frutto anche del Genocidio del passato) e della scarsa assistenza medica, evidente nei quasi inesistenti programmi governativi per prevenire malattie come diabete e colesterolo il cui tasso tra questi popoli è molto più alto che nel resto del mondo, non vi è ragione per tacere sui rimorchi tossici che la FEMA vuole assegnare nel Sud Dakota agli abitanti delle riserve, per tacere sul problema impellente dell’inquinamento di alcune riserve in cui compagnie estraggono uranio causando decessi non solo tra gli stessi minatori Nativi Americani ma anche per contaminazione nelle loro famiglie.

Non vi è inoltre alcuna ragione per non vedere servizi o programmi che mandino in onda la storia, durata fino a pochi fa, delle scuole residenziali canadesi (gestite per il 90% dalla chiesa cattolica) e delle boarding school americane, veri e propri lager nelle quali sono stati commessi reati gravi quali sevizie, torture fisiche e psicologiche al solo fine di convertire forzatamente i bambini Nativi Americani alla cultura occidentale. In queste “scuole” morirono numerosi bambini a seguito di queste torture. Infine, non vi sono motivi per non diffondere le loro voci ed appelli sul problema del degrado ambientale e dei cambiamenti climatici che mettono in molti casi questi popoli in situazioni di rischio di sopravvivenza (vedi gli Indiani Gwich’in).

Nonostante siano i cittadini americani più titolati in questo senso, sono voci perse nel silenzio. Questi popoli, dimenticati e lasciati nell’indifferenza totali, sono detentori di un immenso e variegato patrimonio culturale mai cancellato nonostante il genocidio fisico e culturale della loro storia, che è senza dubbio patrimonio dell’intera Umanità, che in quanto tale deve avere il massimo rispetto. Questo patrimonio culturale e linguistico è ogni giorno di più messo in difficoltà da questo stato di cose. Questi popoli oggi chiedono di venire ascoltati.

E' doveroso ed impellente dedicare spazi informativi in cui si possa ascoltare queste voci, questi uomini, donne e bambini. E' giunto il momento di cominciare a cercare un cammino di riconciliazione con questi Popoli che possa portare ad una comprensione reciproca e ad un proficuo rapporto di educazione civile e sociale in cui tutti noi abbiamo e avremo molte cose da guadagnare.

E' urgente iniziare a porre fine al silenzio, con sincera convinzione e fermezza. Il 13 settembre 2007 è stata approvata all'O.N.U. la Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni e Tribali, dopo 22 anni di discussioni e negoziazioni, con il solo voto contrario di quattro Nazioni, tra cui gli Stati Uniti e il Canada, Nazioni queste considerate democratiche e che dovrebbero avere molto a cuore i diritti dei loro cittadini. Questa, e altre vergogne devono essere denunciate, diffuse, sapute. Sono, nel solo continente americano, quattro milioni di persone a chiederlo. E', o dovrebbe essere, il senso morale di chi opera nel campo dell'informazione a dover rispondere a queste voci.



Notizie tratte da: PROMISELAND.IT / Alessandro Profeti
Link utile:
www.nativiamericani.it

2 commenti:

Alessandro Profeti ha detto...

Vi ringrazio per aver riportato il mio articolo, grazie mille. Vorrei però suggerirvi di sostituire l'immagine della testata del mio Blog, che ha il copyright, con il banner che potete scaricare qui:
http://www.nativiamericani.it/immaginiarticoli/bannernativiamericani.jpg
Cordiali saluti
Alessandro Profeti

Jay River ha detto...

ES Curtis's works are represented well in 'The Indian Picture Opera'(Amazon,dvd). It's a re-creation of his 1911 lecture and slide show.

His work reverberates on through history because he knew how to capture character and soul on camera.

Curtis has turned into a subject of controversy because of the tug of war between documentary and art. Many people try to hold him accountable for 50 years before, and 100 years after his images were taken.

The images speak for themselves.


Here is a film clip about Edward S. Curtis's "Indian Picture Opera" of 1911.:

http://www.youtube.com/watch?v=cKJJnBsWbNs