Ho riletto alcune immagini fotografiche di vari autori.
Non allontanandomi dall’area della ricerca grafico-visiva, e nell’interesse costante del rapporto individuo-spazio-ambiente, ho tentato di decodificare le realtà paesaggistiche naturali e rurali anche se in modo alquanto “informale”, per puntualizzare sensazioni e considerazioni…
…percorsi strappati / strati / colori…
Il materiale usato, la carta, nella varietà tipologica, nell’abbinamento cromatico, nella scelta della forma, nella gestualità degli strappi, mi ha immerso in quella realtà del paesaggio osservando e riflettendo su come l’uomo, con il suo prodotto, si sforza di adattare lo spazio ambientale alle sue mutevoli e molteplici necessità, trasformandolo.
Nell’uso e nell’abuso del paesaggio naturale deve esistere una intelligente gestione civile da parte dell’uomo (variabile nel tempo e nello spazio) per poter parlare di spazio organizzato e pertanto di paesaggio culturale.
Vedi l’uso turistico che è subentrato al paesaggio naturale e rurale, rappresentando da un verso il vantaggio per la salute dell’uomo e dall’altro verso il pericolo per l’integrità ambientale.
Vedi l’uso urbano che per l’eccessivo addensamento della popolazione nello spazio, specie in prossimità delle grandi e ormai sovraffollate metropoli, altera il paesaggio circostante con il contributo dell’assenza di una efficace azione di controllo (per disciplinarne l’uso), di una scarsa sensibilità culturale dei progettisti, di un selvaggio intervento di speculazione da parte dei costruttori.
E allora?
Io voglio leggere il Nepal!
Non allontanandomi dall’area della ricerca grafico-visiva, e nell’interesse costante del rapporto individuo-spazio-ambiente, ho tentato di decodificare le realtà paesaggistiche naturali e rurali anche se in modo alquanto “informale”, per puntualizzare sensazioni e considerazioni…
…percorsi strappati / strati / colori…
Il materiale usato, la carta, nella varietà tipologica, nell’abbinamento cromatico, nella scelta della forma, nella gestualità degli strappi, mi ha immerso in quella realtà del paesaggio osservando e riflettendo su come l’uomo, con il suo prodotto, si sforza di adattare lo spazio ambientale alle sue mutevoli e molteplici necessità, trasformandolo.
Nell’uso e nell’abuso del paesaggio naturale deve esistere una intelligente gestione civile da parte dell’uomo (variabile nel tempo e nello spazio) per poter parlare di spazio organizzato e pertanto di paesaggio culturale.
Vedi l’uso turistico che è subentrato al paesaggio naturale e rurale, rappresentando da un verso il vantaggio per la salute dell’uomo e dall’altro verso il pericolo per l’integrità ambientale.
Vedi l’uso urbano che per l’eccessivo addensamento della popolazione nello spazio, specie in prossimità delle grandi e ormai sovraffollate metropoli, altera il paesaggio circostante con il contributo dell’assenza di una efficace azione di controllo (per disciplinarne l’uso), di una scarsa sensibilità culturale dei progettisti, di un selvaggio intervento di speculazione da parte dei costruttori.
E allora?
Io voglio leggere il Nepal!
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