recensione di Marcello Venturoli
hanno scritto...
le arti
- A Roma, Corrado Cagli e il continuo riandare al tempo del primordio per un presente sempre nuovo
- A Venezia, Carlo Scarpa e il ricercare l'oggetto nella sua primaria e qualitativa capacità di scelta
- A Taranto, Ninni Caricato e il racconto plastico-cromatico come durabilità e conoscenza spazio visuale
Progettare è sperimentare
...
Ed è quello che ci offre un artista come Ninni Caricato, il quale trova le parole di un racconto plastico e cromatico, nell’ambito degli oggetti, delle sagome, dei suoi progetti, lucidi e perfetti, disegnati da un tecnico consumato e realizzati da un costruttore preoccupato di sottrarre il materiale alla banalità della consuetudine tecnica. Da qui il mistero dei manufatti e insieme il candore progettuale di chi sa di poter fare a meno dell’usabilità dell’invenzione.
La sicurezza inventiva dell’artista non ha remore nel servirsi del taglio delle macchine per sagomare perfettamente i suoi progetti che colloca nel fondo di un cartone, ove una campitura quadrettata fa da supporto spaziale univoco alle tessere lucidamente costruite.
La verità è che l’arte del progettare in Caricato è una continua scoperta, una presa di conoscenza spazio visuale, ma anche una ricerca di purezza e di riflessione interiore.
L’artista, pur nella lucidità del progetto, è sempre in grado di ordinare i rapporti interni, che attengono alla simmetria dei piani lineari, all’intuizione del movimento come luce, alla spontanea sensazione cromatica come pulsione lirica, in funzione di quella condizione plastica, manualmente dislocabile e che, da bidimensionale, già si avvia verso la tridimensionalità scatolare dell’habitat vero e proprio.
Ma la sua architettura spazio visuale guarda più alla curabilità propria dell’estetica che alla funzione delle strutture, più al tempo senza tempo che all’immediatezza sperimentale, mutevole agli umori del fruitore e variabile col variare degli stilemi. In questo senso Ninni Caricato dà una risposta convincente alla continua variabilità sperimentale di Cagli e alla originalità qualitativa di Scarpa, in funzione di quella immobilità sospesa, che è condizione di mondi altri, ma anche valore di simboli formali, puri ed eterni.
Luigi Tallarico - Secolo d'Italia 19.07.1984
Ed è quello che ci offre un artista come Ninni Caricato, il quale trova le parole di un racconto plastico e cromatico, nell’ambito degli oggetti, delle sagome, dei suoi progetti, lucidi e perfetti, disegnati da un tecnico consumato e realizzati da un costruttore preoccupato di sottrarre il materiale alla banalità della consuetudine tecnica. Da qui il mistero dei manufatti e insieme il candore progettuale di chi sa di poter fare a meno dell’usabilità dell’invenzione.
La sicurezza inventiva dell’artista non ha remore nel servirsi del taglio delle macchine per sagomare perfettamente i suoi progetti che colloca nel fondo di un cartone, ove una campitura quadrettata fa da supporto spaziale univoco alle tessere lucidamente costruite.
La verità è che l’arte del progettare in Caricato è una continua scoperta, una presa di conoscenza spazio visuale, ma anche una ricerca di purezza e di riflessione interiore.
L’artista, pur nella lucidità del progetto, è sempre in grado di ordinare i rapporti interni, che attengono alla simmetria dei piani lineari, all’intuizione del movimento come luce, alla spontanea sensazione cromatica come pulsione lirica, in funzione di quella condizione plastica, manualmente dislocabile e che, da bidimensionale, già si avvia verso la tridimensionalità scatolare dell’habitat vero e proprio.
Ma la sua architettura spazio visuale guarda più alla curabilità propria dell’estetica che alla funzione delle strutture, più al tempo senza tempo che all’immediatezza sperimentale, mutevole agli umori del fruitore e variabile col variare degli stilemi. In questo senso Ninni Caricato dà una risposta convincente alla continua variabilità sperimentale di Cagli e alla originalità qualitativa di Scarpa, in funzione di quella immobilità sospesa, che è condizione di mondi altri, ma anche valore di simboli formali, puri ed eterni.
Luigi Tallarico - Secolo d'Italia 19.07.1984
scultura scatolare in legno laccato bianco cm 80x80x80
Nessun commento:
Posta un commento