CHIUSO
sembra una bobina di scarto di qualche ditta di pulizia
SROTOLATO
racconta in 125 metri la storia di 150 anni di scienza, tecnica e cultura non solo torinesi.
Questo è il ROTOLONE ideato e dipinto da Vittorio Marchis, docente di storia dell'industria al Politecnico di Torino, responsabile del MAP - MuseoArchivioPolitecnico, nonché sperimentatore di tecniche e materiali artistici.
“Ho usato - spiega Marchis - un materiale come il feltro poliestere (filtri industriali) che è difficilmente deperibile e assorbe bene il colore. L'idea del rotolo mi è venuta pensando ai papiri dell'antico Egitto e anche ai nomadi del deserto che arrotolano i loro tappeti per portare con sé brandelli di storia e di memoria”.
E in questo caso la storia e la memoria sono quelle di una Torino capitale della scienza e della tecnica dall'Unità ad oggi. “Credo che l'arte - aggiunge Marchis - sia una provocazione più efficace di molti manuali per far conoscere la storia”.
Così armato di acquarelli, colori acrilici, stencil e molta pazienza (“ho impiegato quasi un anno” confessa) ha realizzato una sorta di sterminato graffito alla Basquiat. Attraverso nomi, frasi, disegni, formule chimiche e matematiche (ma anche canzoni: “se pensi alle onde elettromagnetiche citare Onda su onda di Paolo Conte è quasi inevitabile”) riaffiorano così personaggi, luoghi e momenti più o meno famosi.
“Lo sa - dice indicando una macchia di colore dove c'è scritto Lingotto - che questo nome è quello della famiglia di Moncalieri, proprietaria dei terreni dove fu costruito lo stabilimento Fiat”. Ci sono Ascanio Sobrero, che scoprì la nitroglicerina e Alessandro Cruto, che prima di Edison ebbe l'idea del filamento di grafite per le lampadine. Altrove galleggiano disegni che rimandano al finanziere Riccardo Gualino e l'architetto Carlo Mollino.
La lunga cavalcata è volutamente in ordine non cronologico. “Per due motivi - spiega ancora Marchis - perché in fondo tutte queste storie sono nostre contemporanee e poi perché puoi leggere il "rotolone" in qualsiasi punto, senza dovere sapere per forza quello che c'è prima e quello che viene dopo”.
Quale collocazione per un lavoro che si inserirebbe perfettamente nelle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia? “Credo che il luogo ideale per esporlo sarebbero le OGR - Officine Grandi Riparazioni, lì si farà una mostra sul Fare gli italiani e i personaggi, le scoperte e gli oggetti che racconta il mio rotolone di sicuro hanno contribuito a farli e poi quell'edificio è proprio una pezzo della storia del lavoro e dell'industria della nostra città”.
In attesa che gli organizzatori di Torino 150 lo scoprano, il Rotolone è in via Cavalli 22, tra i reperti di quel futuro museo del Politecnico che non si sa se e quando vedrà la luce. “A Torino - chiude con una nota polemica Marchis - è più facile convincere i politici a finanziare un museo se sei un collezionista privato che compra un computer a un'asta, piuttosto che se sei un'istituzione con storiche collezioni di tecnologia in attesa di essere valorizzate”.
“Ho usato - spiega Marchis - un materiale come il feltro poliestere (filtri industriali) che è difficilmente deperibile e assorbe bene il colore. L'idea del rotolo mi è venuta pensando ai papiri dell'antico Egitto e anche ai nomadi del deserto che arrotolano i loro tappeti per portare con sé brandelli di storia e di memoria”.
E in questo caso la storia e la memoria sono quelle di una Torino capitale della scienza e della tecnica dall'Unità ad oggi. “Credo che l'arte - aggiunge Marchis - sia una provocazione più efficace di molti manuali per far conoscere la storia”.
Così armato di acquarelli, colori acrilici, stencil e molta pazienza (“ho impiegato quasi un anno” confessa) ha realizzato una sorta di sterminato graffito alla Basquiat. Attraverso nomi, frasi, disegni, formule chimiche e matematiche (ma anche canzoni: “se pensi alle onde elettromagnetiche citare Onda su onda di Paolo Conte è quasi inevitabile”) riaffiorano così personaggi, luoghi e momenti più o meno famosi.
“Lo sa - dice indicando una macchia di colore dove c'è scritto Lingotto - che questo nome è quello della famiglia di Moncalieri, proprietaria dei terreni dove fu costruito lo stabilimento Fiat”. Ci sono Ascanio Sobrero, che scoprì la nitroglicerina e Alessandro Cruto, che prima di Edison ebbe l'idea del filamento di grafite per le lampadine. Altrove galleggiano disegni che rimandano al finanziere Riccardo Gualino e l'architetto Carlo Mollino.
La lunga cavalcata è volutamente in ordine non cronologico. “Per due motivi - spiega ancora Marchis - perché in fondo tutte queste storie sono nostre contemporanee e poi perché puoi leggere il "rotolone" in qualsiasi punto, senza dovere sapere per forza quello che c'è prima e quello che viene dopo”.
Quale collocazione per un lavoro che si inserirebbe perfettamente nelle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia? “Credo che il luogo ideale per esporlo sarebbero le OGR - Officine Grandi Riparazioni, lì si farà una mostra sul Fare gli italiani e i personaggi, le scoperte e gli oggetti che racconta il mio rotolone di sicuro hanno contribuito a farli e poi quell'edificio è proprio una pezzo della storia del lavoro e dell'industria della nostra città”.
In attesa che gli organizzatori di Torino 150 lo scoprano, il Rotolone è in via Cavalli 22, tra i reperti di quel futuro museo del Politecnico che non si sa se e quando vedrà la luce. “A Torino - chiude con una nota polemica Marchis - è più facile convincere i politici a finanziare un museo se sei un collezionista privato che compra un computer a un'asta, piuttosto che se sei un'istituzione con storiche collezioni di tecnologia in attesa di essere valorizzate”.
Notizie e immagini tratte da:
LASTAMPA.it MULTIMEDIA / Rocco Moliterni
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