TOTTA e DYLAN

Natale in Piazza Duomo a Milano


Un gigantesco albero di Natale si innalza in Piazza Duomo a Milano.

Sradicato, non si sa da quale bosco, e portato in piazza per solidarietà verso i bimbi malati di cancro, a cura del Servizio Assistenza Bambini della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori - LILT.

L’alberello farà da sentinella al Duomo fino al giorno dell’Epifania e sarà possibile anche sostenere ed incrementare lo sviluppo delle attività del Servizio Assistenza Bambini grazie ad un grande salvadanaio posizionato proprio sotto l'albero.

Con tanta creatività che c’è in giro non era proprio il caso di sistemare un vero e maestoso albero per raggiungere dei fini a sostegno di cause importanti…

Immagine tratta da: albertocane.blogspot.com

Progetto Diritti Animali su Wikipedia


Il Progetto Diritti Animali su Wikipedia è un progetto finalizzato allo sviluppo delle tematiche animaliste all’interno della Wikipedia italiana.
Attualmente nella Wikipedia italiana sono presenti poche voci sui temi animalisti, e le voci presenti sono spesso poco soddisfacenti. L’obiettivo del progetto quindi sarà quello di aggiungere nuove voci o di arricchire quelle già esistenti. Verranno trattati tutti gli argomenti specifici animalisti, quindi l’alimentazione vegetariana, la cucina vegetariana, la sperimentazione animale, la filosofia e tutto ciò che ruota intorno al movimento per i diritti animali. Inoltre verranno considerate e sviluppate tutte le voci connesse, a partire da quelle relative agli animali cosiddetti “da reddito”, all’impatto ambientale dell’allevamento (effetto serra, disboscamento, inquinamento ecc), ai cibi di origine animale (carne, latte, uova ecc), fino a toccare temi come la caccia, il circo, la pelliccia, la zootecnia, la cosmesi ecc.

Questo progetto è finalizzato innanzitutto all’informazione.
Occorre fare a questo punto due osservazioni.
Primo: molta gente ritiene Wikipedia una fonte altamente attendibile. Così, purtroppo, per molti è più affidabile e seria un’informazione letta su Wikipedia che non, ad esempio, la stessa informazione letta su un sito scientifico di nutrizione vegetariana, di cui se ne mette fin da subito in dubbio l’autorevolezza.
Secondo: nelle ricerche con Google le voci di Wikipedia appaiono spesso nella prima pagina dei risultati, e più volte è sicuramente capitato a tutti di trovare una voce di Wikipedia al primissimo posto tra i risultati (ad esempio, attualmente, digitando su Google “sperimentazione animale”, abbiamo al primo posto la voce relativa della Wikipedia italiana, per “pelliccia” la voce di Wikipedia è al secondo posto, così come digitando “dieta vegetariana”). Questo significa che Wikipedia fornisce un alto potenziale informativo per i temi animalisti, a patto che la voce sia ben scritta. Ovviamente le voci andranno scritte nel pieno rispetto delle regole di Wikipedia, basate innanzitutto sul punto di vista neutrale, per cui non si tratterà di voci “propagandistiche” o “di parte”, ma solo di sviluppare in maniera più approfondita i temi animalisti.

Il lavoro che attende chi vuole partecipare al progetto, tuttavia, non è così stremante come ci si aspetterebbe, poichè si possono trarre molte informazioni dalle voci della Wikipedia inglese, dove i temi animalisti sono ampiamente e approfonditamente trattati. Brevemente, il lavoro consisterebbe in una prima fase dove si provvede a tradurre la voce inglese in esame, dopodichè si procede a scrivere la voce italiana corrispondente, traendo spunto dalla voce inglese e modificandola o arricchendola come e se si ritiene opportuno.

Anche se il lavoro verrà facilitato per quanto detto, è comunque importante che si riesca a formare un gruppo di lavoro ben organizzato. Sono necessarie persone che conoscano bene le regole di Wikipedia e che abbiano esperienza su Wikipedia, persone con conoscenze specifiche e dettagliate sui vari argomenti che ruotano intorno ai diritti animali (medicina, etologia, filosofia ecc) e traduttori. Ma servono anche persone che vogliano usare il loro tempo per ricerche su Internet o per qualsiasi altra cosa possa essere utile, anche semplicemente per partecipare alla costruzione della voce italiana o alle discussioni che nasceranno su Wikipedia con gli altri utenti. L’invito è aperto a tutti, non ha importanza se si ritiene di non avere nessuna utilità nel progetto, l’importante è un minimo di volontà. Naturalmente il progetto va considerato non come un impegno fisso, ma come un lavoro da seguire nei ritagli di tempo, quando e se possibile, dato che abbiamo tutti degli altri impegni nella vita. Si tratterà quindi di un lavoro da portare avanti con calma, e da considerare a lungo tempo.

Attualmente (27.10.08) nel progetto partecipano 10 persone. Il gruppo di lavoro non ha nessuno a capo. Non vi è nessuno che decide per gli altri. Tutte le decisioni vengono prese insieme, e le opinioni e le proposte di ogni membro del gruppo valgono quanto quelle di ogni altro membro del gruppo.
Chi vuole partecipare può scrivere all’indirizzo mail alan.adler@animalstation.org.

Notizie tratte da: animalstation.org

Alberto Burri

La Triennale di Milano presenta, dall’11 novembre 2008 all’8 febbraio 2009, una grande retrospettiva dedicata ad Alberto Burri (1915-1995), uno dei massimi protagonisti dell’arte del XX secolo.

Alberto Burri - foto di Aurelio Amendola

La mostra a cura di Maurizio Calvesi e Chiara Sarteanesi, attraverso opere storiche e opere inedite, alcune per l’Italia, altre in assoluto, presenta l’artista, l’uomo e le influenze che ha esercitato sulla cultura dell’epoca: una selezione di capolavori, che non si limitano alle più note creazioni degli anni cinquanta, ma testimoniano l’intero svolgimento, nei decenni successivi, dell’opera di Burri e della sua capacità di rinnovamento.

La Triennale di Milano continua il suo impegno nell’arte contemporanea dedicando una grande retrospettiva ad un artista italiano anche in vista del Museo di Arte Contemporanea di Milano di prossima realizzazione.

È dal 1984 che Milano non vede una mostra di Alberto Burri. Nel 1989, infatti, l’artista dichiarò che non avrebbe mai più esposto a Milano in aperta polemica con l’amministrazione cittadina che aveva autorizzato la distruzione del Teatro Continuo, struttura progettata da Burri nel 1973 nel parco Sempione in occasione della XV Triennale.

Assume così un’importanza rilevante l’omaggio della Triennale, anche per la presenza del ciclo dei Neri (1986-1987), cellotex mai esposti precedentemente in nessuna sede, e del ciclo Architetture con cactus (1991) presentato al pubblico nel 1992 ad Atene e fra la fine del 1994 e l’inizio del 1995 presso l’Istituto Italiano di Cultura a Madrid, ma sconosciuto al pubblico italiano.

Combustione Sacco, 1956

Rosso Plastica, 1962

Gretto G2, 1975 (Collezione Fondazione Palazzo Albizzini)

Cellotex, 1974

Cellotex, 1984

Cartella serigrafica Sestante 9, 1989

Cartella serigrafica Sestante 7, 1989

Cartella serigrafica Sestante 1, 1989

Notizie e immagini tratte da: triennale.it/press

Mostra Filatelica alla memoria del Prof. Giovanni Riggi di Numana

Il CIFO con il patrocinio della FSFI e del Comune di Pecetto Torinese organizza dal 29 al 30 novembre una Mostra Filatelica intitolata alla memoria del Prof. Giovanni Riggi di Numana, presso la location “Vecchio Forno” a Pecetto Torinese.

Il 28 novembre sarà presentato il libro “Il Segreto Epistolare - Nel periodo della civiltà della carta” del Prof. Riggi, presso la Sala Incontri della Biblioteca Comunale a Pecetto Torinese. Il libro rappresenta lo studio Storico Postale su cui si basa la collezione del Prof. Riggi che sarà esposta al pubblico.

Il 29 novembre, in mattinata, sarà funzionante uno spazio allestito da Poste Italiane che impiegherà l’annullo commemorativo: 29.11.2008 / 1° Mostra Filatelica / GIOVANNI RIGGI DI NUMANA.

Giovanni Riggi di Numana (1935-2008) collezionista fin da ragazzo - precisa la FSFI, che nel 2002 lo aveva iscritto nell'Albo d'oro - fu spinto, nella maturità, allo studio della storia postale da Piero Damilano.
Si è occupato di vari settori, dalla prefilatelia alle emissioni repubblicane, fino all'astrofilatelia e agli attuali servizi che non prevedono più la tradizionale affrancatura.
E' stato presidente dell'Unione filatelica subalpina, era giurato federale per il settore tradizionale, la storia postale e l'astrofilatelia; nel 2005 ha ricevuto il Premio “Albino Bazzi” del Circolo filatelico numismatico mantovano.
Ha collaborato con la rivista “Il collezionista” ed era, fra l'altro, membro dell'Associazione italiana di storia postale e dell'Unione stampa filatelica italiana.
Redattore del periodico “Il francobollo incatenato” edito dal CIFO, di cui è stato il fondatore nel 1995.
Ha firmato diversi libri, sia nel settore collezionistico che non (esperto di biologia, si era occupato pure della Sindone). Fra i titoli, “L'Italia nella Guerra del Golfo 1990-1991” e “La fluorescenza nei francobolli d'Italia 1944-1994”, entrambi editi da Vaccari srl, e poi “Le missioni militari di pace dell'Italia 1991-1995”.
Con altri autori ha collaborato a “Oggetti e servizi postali italiani - 150 anni di tariffe 1850-2000” e “Michelangelo - un affresco postale”.
(VACCARI news)

Per informazioni: cifo.eu - comune.pecetto.to.it

Sede legale: c/o Dr. Claudio Ernesto Manzati - Via Cesare Pascarella, 5 - 20157 MILANO (MI)
Sede Sociale: Pazza Rimembranze, 1 - 10020 PECETTO TORINESE (TO)
Comunicazioni: Dr. Claudio Ernesto Manzati - Casella Postale n. 63 - 20046 BIASSONO (MI) - c.manzati@virgilio.it
Segreteria: c/o Dr. Renato Cignetti - Str. San Brigida, 5/ter - 10024 MONCALIERI (TO)

Gianluca Ratta e Shira

Gira l'Europa a piedi, dopo 37 mila chilometri si ferma a Torino.

Oltre mille giorni di cammino:

ha percorso l’Italia due volte e mezzo ed è stato a San Marino, a Città del Vaticano, in Francia, Svizzera, Liechtenstein, Germania, Austria e Slovacchia.

È tornato a Torino dopo un viaggio di 37 mila km a piedi per l’Italia e l’Europa insieme a Shira, il suo husky di otto anni, e si fermerà nel capoluogo piemontese fino alla prossima primavera: Gianluca Ratta, 36 anni, torinese, riprenderà a marciare quando verranno riaperti i passi alpini.

“Viaggio - spiega - per promuovere lo sport pulito, il rispetto per l’ambiente e l’amore per gli animali. Viaggio con qualsiasi clima e in qualsiasi condizione. È il mio modo di essere, di conservare il centro della mia vita”.

In 1.040 giorni di cammino, dal primo gennaio 2000 a oggi, Ratta ha percorso l’Italia due volte e mezzo, isole e isolette comprese, ed è stato a San Marino, a Città del Vaticano, in Francia, Svizzera, Liechtenstein, Germania, Austria, Slovacchia: più di 40 km al giorno, 26 paia di scarpe consumate, una montagna di attestati di passaggio firmati dagli amministratori delle città visitate.
L’ultima tappa è stata Bellinzona, nel Canton Ticino.

Ora, a Torino dove ha i suoi affetti, i preparativi per una nuova partenza. All’appello mancano 44 colli e valichi delle Alpi, poi chissà: “Per me - conclude Ratta - il futuro è un’ipotesi, ogni giorno è una sorpresa. Di sicuro continuerò a viaggiare”.

Per chi volesse contattare Gianluca e Shira per informazioni o per eventuali sponsorizzazioni certamente molto gradite e apprezzate ecco l'indirizzo : izoard7@libero.it

Notizie tratte da: lastampa.it
Foto di Gianluca Ratta tratte da:
arctictravel.it

Grande solidarietà per Roberto Saviano

Prima le rivelazioni di un pentito che ha rivelato l'esistenza di un piano per uccidere lui e la sua scorta, poi l'annuncio shock dello scrittore: “Lascio l’Italia…”

All'indomani dello sfogo di Roberto Saviano, stanco della sua vita blindata e sotto scorta, si moltiplicano le reazioni e le manifestazioni di solidarietà, non solo di politici e rappresentanti delle istituzioni, ma anche della gente comune che, sul web, cerca in tutti i modi di contattare e mandare messaggi allo scrittore Napoletano.
La mobilitazione è così vasta che i ragazzi dello staff che gestisce il profilo Facebook di Saviano hanno dovuto cercare di porre un limite alle richieste di amicizia, sembra che il suo profilo sia stato letteralmente preso d'assalto da chi voleva manifestargli la sua solidarietà o lasciare anche solo un pensiero, una riflessione.

Inoltre, si sono moltiplicati anche i gruppi dedicati allo scrittore campano che hanno proposto ogni sorta di iniziativa:
“Nessuno tocchi Saviano”, che ha raggiunto in data 16 c.m. già più di 13.000 membri, raccogliendo firme per inviare un'appello al Presidente della Repubblica in difesa di Saviano;
“Proponiamo Roberto Saviano per il premio Nobel per la Pace” rende esplicito il proprio scopo fin dal nome.
Spuntano anche i gruppi esteri, dalla Francia alla Spagna, a sostegno dello scrittore.

Decine di pagine web piene di gruppi dedicati a Roberto con migliaia di membri, a testimoniare come la vicenda dello scrittore napoletano abbia coinvolto soprattutto i giovani, i principali utenti dei social network.
Sembra, quindi, che la Rete stia dalla parte di Saviano, che è diventato per molti un simbolo in carne e ossa della legalità che deve essere protetto e tutelato: “La persona di Roberto Saviano rappresenta per tutti noi un simbolo di speranza per il futuro”, scrivono al Presidente della Repubblica i membri di “Nessuno tocchi Saviano”.

Dopo una così grande reazione tocca ora allo Stato il dovere di proteggere il simbolo Saviano.

LA CRONOLOGIA DEI FATTI

L'uscita di “Gomorra”
E' il maggio 2006: il libro di un semisconosciuto scrittore campano esce nelle librerie, con una tiratura di appena 5000 copie. Ma “Gomorr”» attira la gente: in pochissimo tempo vende migliaia di copie. E' la sua natura ibrida ad affascinare: romanzo e documentario, narrazione e fredda descrizione realistica, il libro di Saviano svela agli occhi degli italiani un fenomeno fino ad allora poco conosciuto.
E Roberto comincia a farsi i primi nemici.

Il discorso di Casal di Principe
E' il settembre 2006, “Gomorra” è già un successo ma non così enorme come poi si rivelerà.
Roberto è a Casal di Principe per presentare il suo libro durante l'inaugurazione dell'anno scolastico. E lì, nella terra dei boss, lancia un durissimo attacco contro il “Sistema”: “Schiavone, Iovine, Zagaria: non valete niente. Ragazzi, pronunciate i loro nomi anche qui: non sono di questa terra, la stuprano, la usano. Cacciateli”.
Il discorso di Roberto stupisce, affascina ma fa anche infuriare.
Da quel momento la vita di Saviano cambierà per sempre.

La scorta
E' il 13 ottobre 2006: “Gomorra” sta diventando un caso letterario e Saviano il simbolo della resistenza ai clan, soprattutto dopo il discorso di Casal di Principe. La grande tensione che si crea, però, attorno alla persona di Roberto spinge l'allora Ministro degli Interni, Giuliano Amato, a mettere Roberto sotto scorta e ad allontanarlo per precauzione da Napoli.
Inizia quel giorno una vita sotto scorta che dura da due anni: “Ricordo la telefonata allarmata di un ufficiale dei carabinieri - ha raccontato Saviano a proposito dell'inizio della sua vita sotto scorta - Un collaboratore di giustizia aveva segnalato il pericolo. Non tutti erano dalla mia parte, dalla parte della legalità - dice ancora Saviano - Ricordo che quando uscii di casa circondato dai carabinieri, ci fu qualcuno che mi sibilò alle spalle: "finalmente t'hanno arrestato!"
Saviano oggi ha 29 anni e dice di essersi allontanato da tutti: “Anche da parte di quelli che mi erano vicino c'era una sorta di rimprovero, come se dicessero: ci siamo presi degli schiaffi in faccia per te, per difendere uno spettro”.

Il successo
“Gomorra” diventa un caso letterario mondiale.
Saviano parte per lunghi tour editoriali per presentare il libro, tradotto in più di trenta lingue, in tutto il mondo.
Il New York Times, nel dicembre 2007, inserisce “Gomorra” nella lista dei 100 libri più belli dell’anno.
Roberto Saviano diventa famosissimo, un simbolo della resistenza ai clan che tutti vogliono intervistare o avere in studio.
Il rapporto con i mass media sarà sempre difficile.

Il film
Al Festival di Cannes del 2008 viene ufficialmente presentato “Gomorra”, il film del regista italiano Matteo Garrone tratto dal libro di Saviano. Nel cast, oltre all'attore napoletano Toni Servillo, anche molti ragazzini provenienti dai quartieri più difficili di Napoli. Il film piace subito, anche se è un vero e proprio pugno nello stomaco:.
Vince il Gran Premio della Giuria a Cannes e viene scelto dall'ANICA - Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali - come film italiano in concorso agli Oscar.

Le ultime minacce
Dopo la strage di Castelvolturno, in cui rimasero uccisi sei immigrati, Roberto Saviano decide di tornare allo scoperto: scrive una lettera aperta in cui fa nomi, cognomi e indirizzi dei colpevoli e chiede ai campani di ribellarsi, di denunciare la loro realtà.
Poco dopo un pentito del clan dei Casalesi, Carmine Schiavone (cugino del capo dei Casalesi Francesco Schiavone detto “Sandokan”, diventato collaboratore di giustizia dal 1992), ha rivelato che i boss avevano pronto un piano per uccidere Saviano e la sua scorta entro Natale.
Dembra che Roberto non si libererà facilmente dei poliziotti che lo accompagnano ogni giorno della sua vita.

"Lascio l'Italia"
Dopo la fuga di notizie sul possibile attentato che avrebbe dovuto uccidere lui e la sua scorta entro Natale, Saviano ha deciso di allontanarsi dall'Italia, almeno per un certo periodo: “Penso di aver diritto a una pausa - ha detto lo scrittore - Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido, oltre che indecente, rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. ‘Fanculo il successo...”.
“...Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni!”.

Intanto il pentito smentisce
Carmine Schiavone non ha mai parlato e non è a conoscenza di un piano del clan dei Casalesi per attentare alla vita dello scrittore Roberto Saviano. Queste, in sintesi, le dichiarazioni rese dal pentito dopo che e' stato interrogato, giovedì 16 c.m., dal procuratore aggiunto di Napoli Franco Roberti e dal pm della Direzione distrettuale antimafia Antonio Ardituro.
Immediata la replica di Roberto Saviano che ha dichiarato sfiduciato, in collegamento con il Tg5 dagli studi di “Matrix”: "E' ovvio che un pentito difficilmente ammette di avere ancora rapporti con la criminalità organizzata. Schiavone si è pentito all'inizio degli anni '90 io all'epoca avevo 15 anni. E' difficile che ammetta i rapporti con i clan, non poteva dire altro".

Coraggio Roberto. Non mollare.

Notizie e foto tratte da: lastampa.it

Gomorra




















Viaggio nell'impero economico
e nel sogno di dominio della camorra


Questo incredibile, sconvolgente viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate - pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi - arrivano al porto di Napoli e, per essere stoccate e occultate, si riversano fuori dai giganteschi container per invadere palazzi appositamente svuotati di tutto, come creature sventrate, private delle viscere. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umani, vengono abusivamente "sversate" nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde - dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi - che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere ma testimoniano utopie farneticanti, pulsioni messianiche, millenarismi oscuri.

Questa è oggi la camorra, anzi, il "Sistema", visto che la parola "camorra" nessuno la usa più.

Da un lato un'organizzazione affaristica con ramificazioni impressionanti su tutto il pianeta e una zona grigia sempre più estesa in cui diventa arduo distinguere quanta ricchezza è prodotta direttamente dal sangue e quanta da semplici operazioni finanziarie.

Dall'altro lato un fenomeno criminale profondamente influenzato dalla spettacolarizzazione mediatica, per cui i boss si ispirano negli abiti e nelle movenze a divi del cinema e a creature dell'immaginario, dai gangster di Tarantino alle sinistre apparizioni de "Il corvo" con Brandon Lee. Figure come Gennarino McKay, Sandokan Schiavone, Cicciotto di Mezzanotte, Ciruzzo 'o Milionario, se non avessero provocato decine di morti ammazzati potrebbero sembrare in tutto e per tutto personaggi inventati da uno sceneggiatore con troppa fantasia.

In questo libro avvincente e scrupolosamente documentato Roberto Saviano ha ricostruito sia le spericolate logiche economico-finanziarie ed espansionistiche dei clan del napoletano e del casertano, da Secondigliano a Casal di Principe, sia le fantasie infiammate che alle logiche imprenditoriali coniugano il fatalismo mortuario dei samurai del medioevo giapponese. Ne viene fuori un libro anomalo e potente, appassionato e brutale, al tempo stesso oggettivo e visionario, di indagine e di letteratura, pieno di orrori come di fascino inquietante, un libro il cui giovanissimo autore, nato e cresciuto nelle terre della più efferata camorra, è sempre coinvolto in prima persona.

Sono pagine che afferrano il lettore alla gola e lo trascinano in un abisso dove davvero nessuna immaginazione è in grado di arrivare.

Edizioni Mondatori - Milano
Collana: Strade blu Narrativa
Anno di pubblicazione: 2006
Formato 15x21 - brossura
Pagine: 331

Morti sul lavoro

Ogni 24 ore si verificano:
2.500 incidenti sul lavoro
3 persone muoiono
27 rimangono permanentemente invalide.


I dati INAIL confermano che nel 2007 le morti bianche sono state circa 1.200 e gli invalidi del lavoro sono oltre 800.000, numeri inaccettabili per un paese civile. Tali cifre testimoniano la persistente gravità del fenomeno infortunistico, che resta una delle principali cause di morte e provoca quasi il doppio dei decessi rispetto agli omicidi.

Proprio per richiamare l’attenzione delle istituzioni, delle forze sociali e dei mezzi di informazione su questa drammatica questione, l’ANMIL - Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi del Lavoro che da oltre 60 anni si occupa della tutela degli invalidi del lavoro, domenica 12 ottobre ha celebrato contemporaneamente in tutta Italia la 58ª Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro. Istituzionalizzata su richiesta dell’ANMIL nella seconda domenica di ottobre, con direttive del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1998 e del 2003, la Giornata si è svolta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica che ha voluto inviare all’ANMIL un importante messaggio di sostegno.

Secondo i dati dell’ANMIL tra gennaio e agosto 2008 gli infortuni sono stati 583.436, con 679 vittime e 6.000 nuovi invalidi, il 4,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2007.

Un lieve miglioramento che non cambia una situazione drammatica.

Nel 2008 la Lombardia ha registrato 105 vittime, seguita da Emilia Romagna con 73 vittime e Puglia con 53 vittime.

Dietro ad ogni morto o nuovo invalido, c'è una storia di sofferenza e di norme sulla sicurezza non rispettate.

YouthXchange

Nasce il kit per far diventare i giovani consumatori rispettosi dell’ambiente.

Si chiama YouthXchange ed è un kit informativo sul consumo sostenibile dell’ONU destinato ai giovani che vogliono capire e combattere il cambiamento climatico.

La guida affronta dal problema dei rifiuti che ormai interessa tutto il pianeta al consumismo e alla società usa e getta che sforna telefonini, lettori musicali che diventano elettronica di consumo che passa rapidamente di moda.
Il kit, alla sua seconda e aggiornata edizione, è prodotto dall’UNEP - United Nations Environment Programme (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) e dall´UNESCO. L´Unesco spiega che “YouthXchange è uno strumento formativo dedicato agli educatori e che punta a promuovere modi di consumo sostenibili nei giovani consumatori di tutto il mondo”.

Tra le novità della guida rinnovata, un capitolo che spiega come i ragazzi possano trovare un equilibrio dei consumi che risponda al loro desiderio di vestiti alla moda, restando coscienti dell´impatto dei loro consumi su grossi problemi come il cambiamento climatico.

Insomma, più che fare i moralisti, UNEP ed UNESCO riconoscono che i giovani costruiscono sempre più la loro identità attraverso quello che comprano e che cercano un´integrazione sociale sempre meno comunitaria e sempre più legata all´esibizione dei prodotti più nuovi e desiderabili forniti dal mercato. Giovani consumatori ormai globalizzati che non sanno quanto ogni scelta di acquisto incide sulla coltre di ozono, sulla produzione di rifiuti pericolosi, sul riscaldamento globale e che questo non riguarda solo la loro vita quotidiana, ma l´intero pianeta.

Il kit, pensato dalla divisione tecnologia, industria ed economia di UNEP ed UNESCO, contiene statistiche, casi di studio, giochi, esempi di imprese che hanno scelto di diventare più "verdi", alternative trendy di stili di vita più sostenibili.

La nuova guida è più chiara per quanto riguarda consumi e cambiamento climatico e ha un´intera sezione dedicata ai rifiuti elettronici. Contiene anche due nuovi capitoli: uno sul decennio dell´ONU per l´educazione in vista dello sviluppo sostenibile e l´altro sulla moda. “La moda - dicono all´UNEP - è il motore di un´industria in espansione e mette il tessile e la moda al secondo posto tra le attività economiche più importanti in termini di intensità di scambi commerciali. Però il prezzo da pagare in materia di diritti umani e per l´ambiente è elevato, un prezzo che la gente può sempre più scegliere di ridurre con l´adozione in forza della moda etica”.

Notizie tratte da: greenreport.it

Nakheel Harbour & Tower

E’ stato presentato a Dubai, negli Emirati Arabi, il progetto per la costruzione del grattacielo più alto del mondo:
il Nakheel Harbour & Tower, avente un’altezza di oltre 1.000 m, che supererebbe il Burj Dubai in fase di costruzione con i suoi 808 m di altezza.

Una spinta verso il cielo.

L’intera opera si svilupperà su una superficie di 270 ha e sarà realizzata tra le due isole a forma di palma sulla costa dell'emirato, Palm Jumeirah, il primo di una serie di arcipelaghi artificiali realizzati dalla società edile di Stato Nakheel.

Il grattacielo, che verrà realizzato dalla Nakheel, sarà costituito da 4 torri collegate in più punti fra loro per un totale di 200 piani e diverrà il centro del nuovo quartiere di Dubai, nel quale sorgeranno un porto, primo al mondo, ed altri 40 grattacieli di circa 90 piani.

I numeri:
- 19.000 appartamenti
- 55.000 persone da ospitare
- 10.000 parcheggi
- 250.000 mq di superficie destinata ad alberghi con la disponibilità di 3.500 stanze
- 950.000 mq di superficie destinata a negozi.

La progettazione è stata curata da Woods Bagot con un ricercato design di ispirazione islamica come ha spiegato Chris O’Donnell, responsabile della società edile di Stato Nakheel: “un mix tra i giardini di Alhambra di Granada in Spagna, il porto d'Alessandria in Egitto, la passeggiata di Tangeri in Marocco e i ponti di Isfahan in Iran”.

Non si conoscono con precisione i costi, forse 70 miliardi di euro, però, da una stima fatta, saranno impiegati 30.000 lavoratori per la costruzione che sarà ultimata nel 2020.

La curiosità.
Nella torre funzioneranno 150 ascensori e, nella normale corsa dal piano terra fino in cima, si potrà assistere due volte al tramonto in una sola serata: dopo aver ammirato il tramonto del sole a terra, si sale velocissimi con l'ascensore sino in cima per vederlo sparire di nuovo oltre l'orizzonte.

Notizie tratte da: CORRIERE DELLA SERA - 06.10.2008
Immagini tratte da: nakheel.com
Vedi: skyscraperpage.com

Difendersi dal crack

Pubblico una newsletter ricevuta oggi da ALTROCONSUMO come al solito in modo trasparente, utile e indipendente riguardante la crisi americana dei mutui, dilagando in un pericoloso effetto domino, ha coinvolto banche e assicurazioni anche in Europa.
Pur nell'incertezza generale ALTROCONSUMO dà qualche risposta ai quesiti più frequenti.

I conti correnti bancari sono al sicuro?
Le banche italiane aderiscono al Fondo interbancario di tutela dei depositi o (le banche del credito cooperativo) al Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo. In caso di dissesto, è previsto un rimborso dei soldi depositati dai correntisti fino a 103.291,38 euro.

Il Fondo interviene solo a seguito di liquidazione coatta amministrativa della banca o di sua amministrazione straordinaria e dietro autorizzazione della Banca d'Italia.

Entro 3 mesi dalla data del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa vengono rimborsati i depositi fino ad un massimo di 20.000 euro a depositante. Il termine può salire a 9 mesi se la Banca d'Italia accerta circostanze eccezionali. Il resto viene rimborsato con modalità legate ai riparti di liquidazione e dunque con tempistiche che possono essere anche lunghe.

E se il conto è contestato?
La garanzia offerta dal Fondo interbancario di tutela dei depositi è per depositante, non per deposito. Questo significa che se il conto è cointestato fra due persone, il livello massimo previsto dalla legge (i 103.291,38 euro) vale per ciascun titolare del conto e si raddoppia.

Se la banca fallisce, che ne è di titoli e fondi comuni?
A differenza dei soldi depositati sul conto corrente, i titoli non sono un credito nei confronti delle banche, ma sono di proprietà dell'investitore. In caso di crac della banca, quindi, non rientrano nella tutela offerta dal fondo, ma dovrebbero essere restituiti dall'emittente. Stesso discorso per i fondi comuni, anche se in questo caso qualche problema in più potrebbe sorgere se la banca fallita agisca come depositaria del patrimonio della Sicav (Società di investimento a capitale variabile), Le Sicav, infatti, non possono usufruire del fondo di garanzia per recuperare le somme depositate.

Se ho investito in Conto Arancio?
Anche Ing Direct n.v. (la filiale che gestisce Conto Arancio) aderisce al Fondo interbancario di tutela dei depositi italiano, per cui valgono le stesse tutele previste per i conti bancari. Infatti il fondo tutela anche i conti di deposito come Conto Arancio.

Se ho investito tramite una Sim?
Se fallisce una Sim (Società di intermediazione mobiliare autorizzata dalla Consob a svolgere servizi di investimento), interviene il Fondo nazionale di garanzia, che risarcisce fino a un massimo di 20.000 euro.

Che fine fanno i soldi investiti in azioni e obbligazioni Lehman Brothers?
Per chi ha in mano azioni Lehman Brothers non c'è alcuna speranza: gli azionisti sono gli ultimi a raccogliere le briciole di quel che resta dal processo di liquidazione.

Quanto alle obbligazioni, secondo la Sec, la "Consob" americana, chi ha sottoscritto bond di una società che avvia la procedura fallimentare quantomeno non riceverà il pagamento degli interessi. Mentre per il rimborso del capitale investito, si può sperare di ottenerlo, tutto o in parte, solo se con i soldi derivanti dalla vendita delle attività della banca si riusciranno prima a pagare tutti gli oneri amministrativi (come quelli per i dipendenti) e poi a rimborsare i possessori di titoli obbligazionari garantiti da attività della banca (non ci risulta che ci siano titoli di questo tipo scambiati in Italia). In ogni caso il rimborso, se ci sarà, arriverà comunque dopo mesi di attesa - gli obbligazionisti Cirio o Parmalat ne sanno qualcosa - e, verosimilmente, solo per gli obbligazionisti classificati come senior, che hanno più tutela di quelli che hanno acquistato obbligazioni subordinate.

Quello che possiamo dire è che storicamente, in operazioni di questo tipo, alla fine del processo di liquidazione si è riusciti a recuperare in media il tra il 30 e il 40% del capitale investito. Ora gli obbligazionisti hanno due alternative: la prima è attendere e sperare nel processo di liquidazione. La seconda è cercare di vendere subito le obbligazioni: compito difficile, visto che le negoziazioni sui mercati ufficiali sono sospese.

E le polizze index linked?
Pur non avendo acquistato direttamente obbligazioni Lehman, può esserci il rischio che le polizze vita index linked siano in realtà basate su titoli emessi dalla banca americana. Sono polizze che alla scadenza, oltre a garantire il rimborso del capitale investito, permettono di godere di un extra-rendimento in più legato all'andamento di uno o più indici di mercato. Si tratta quindi di veri e propri investimenti finanziari, che di assicurativo hanno ben poco. Fino a ora, fra gli assicuratori che hanno costruito polizze con prodotti Lehman, solo in pochi si sono fatte avanti: Mediolanum ha annunciato che entro l'anno prenderà misure per tutelare i clienti esposti a bond Lehman; Unipol ha dichiarato di star valutando "le modalità tecniche per riconoscere agli assicurati che hanno sottoscritto le index linked, l'opzione di ottenere alla data naturale di scadenza dei contratti il capitale originariamente sottoscritto". Il credito cooperativo cattolica assicurativa si sono impegnati a favore della clientela che hanno sottoscritto polizze index linked con sottostante titoli Lehman. Buoni propositi che speriamo si traducano in realtà.

I bolli speciali italiani 1946-1947

Inizia con L’ANNULLO n. 167 - luglio 2008 - la catalogazione dei bolli speciali italiani 1946-1947, lavoro di Gianfranco Mazzucco con la collaborazione dei soci A.N.C.A.I.
La catalogazione proseguirà per gli anni 1948 - 1949 - 1950, pertanto tutti i soci sono pregati di inviare le riproduzioni dei bolli di questi anni (fotocopie nitide o immagini scandite a 300 dpi) alla Segreteria A.N.C.A.I. oppure ad uno dei seguenti indirizzi e-mail:

Inoltre, ancora interessante è il “ripassino” di Alcide Sortino sulle macchine bollatrici PITNEY BOWES 3920, HASLER F 210/220 e ASCOM HASLER. Molto utile per chi si occupa di Storia postale.


SOMMARIO n. 167 - luglio 2008
Coordinatore/Redattore capo: Alcide Sortino

Dalla sede - Domenico Santona
Pubblicazioni ricevute
La posta
L’Ufficio postale di Torino - Italo Robetti - Achille Vanara
Annulli speciali della Repubblica Italiana (02.06.1946 - 31.12.1947) - Gianfranco Mazzucco
XIX, XX, XXI… Tre secoli di marcofilia - Alcide Sortino
- Annullo speciale appoggiato ad un C.U.A.S.
- Bollature anconetane
- “Cascata del Toce” in transito
- Ancora sul servizio Pick-up
- Bollo lineare “A DOMOCILIO”: roba per parlamentari
- Quando la parola “poste” ci vuole
- Il mistero “De Martino” - Luigi R. Castaldi
- Il recapito Playtex-Sara Lee P.P.
- Quiz palermitano
- Carellata sugli external (13) - in collaborazione con Lorenzo Olivieri
- Altro datario di Sampierdarena Autostrada
- Ripassino sulle bollatrici
Gli uffici postali oggi: L’ufficio di Redipuglia Sacrario
La mia pagina - Mario Pozzati
- La prima follatrice italiana
- Missioni militari all’estero: Altea e Praesidium
- Ancona
- Jet francesi
Pubblicazioni riservate a i soci
-
Italia / San Marino / Vaticano
- Collana di studi sui bolli postali
- Altre pubblicazioni
Offertasta n. 167 (riservata ai soci) - Italo Robetti
Catalogo 2005 degli annulli speciali meccanici e a mano d’Italia (4^ puntata) - Alcide Sortino

Il periodico L’ANNULLO non è in vendita ed è riservato ai soci dell’A.N.C.A.I.
La quota associativa per il 2008 è di € 30,00
c/c postale n. 34338103 - A.N.C.A.I. - Via Petrarca, 12 - 10126 Torino (TO)

Lettere maiuscole tra le linee ondulate delle FLIER

Che cosa sono quelle lettere maiuscole che a volte sono comparse tra le linee ondulate delle bollatrici FLIER e derivate?
Ebbene, il consocio Mario Pozzati ci offre una esauriente spiegazione nel bimestrale L’ANNULLO n. 166 - maggio 2008 - sollevandoci definitivamente da questa curiosità marcofila.

SOMMARIO n. 166 - maggio 2008
Coordinatore/Redattore capo: Alcide Sortino

Assemblea annuale dei soci - Relazione
Comunicato - Mostra interassociativa organizzata dal CIFT
Dalla sede - Domenico Santona
Pubblicazioni ricevute
La posta
Aggiornamenti all’Annuario soci - Michele De Lorenzo
L’Ufficio postale di Torino: i bolli della Nazione Piemontese - Italo Robetti - Achille Vanara
Pubblicazioni riservate a i soci
- Italia / San Marino / Vaticano
- Collana di studi sui bolli postali
- Altre pubblicazioni
XIX, XX, XXI… Tre secoli di marcofilia - Alcide Sortino
- Meglio tardi che mai
- Le targhette sono ancora in vita!
- Napoli, 4° negozio filatelici
- Casini… filatelici
- Timbratura misteriosa
- Un ignoto recapito alberghiero
- Colonia Araldi: nuova scoperta
- Timbro lineare “A DOMICILIO”
- Il primo annullo autostradale
- La rassegna delle poste dei telegrafi dei telefoni on line
- Carellata sugli external (12) - in collaborazione con Lorenzo Olivieri
- Lampedusa Telegrafo
Questo timbro non c’è più: L’ex ufficio di Maggio
Gli uffici postali oggi: L’ufficio di Roccatagliata
La mia pagina - Mario Pozzati
- Le letterine…
- Altra ELSAG di prova
- Le nuove TP LABEL
- Nuovi C.A.P.
- Un timbro molto particolare
Offertasta n. 166 (riservata ai soci) - Italo Robetti
Catalogo 2005 degli annulli speciali meccanici e a mano d’Italia (3^ puntata) - Alcide Sortino

Il periodico L’ANNULLO non è in vendita ed è riservato ai soci dell’A.N.C.A.I.
La quota associativa per il 2008 è di € 30,00
c/c postale n. 34338103 - A.N.C.A.I. - Via Petrarca, 12 - 10126 Torino (TO)

Cocktail-tower

Nel 1973 leggevo su il corriere dei costruttori (n. 21 del 28 maggio) un articolo dal titolo “Si progettano città galleggianti e appartamenti mobili” riguardante l’inchiesta di come saranno le città del XXI secolo.
Tengo a precisare che l’argomento mi destò allora un tale interesse tanto che lo trattai nella mia recensione della mostra personale unità spaziali tenuta nel 1988 (vedi produzione artistica 1984/1994).
Artisticamente ricercavo nella cultura architettonica le nuove ed impreviste necessità, le nuove spinte e le nuove dimensioni che conducevano gli architetti a concepire differenti strutture da realizzare in differenti ambienti, per andare incontro alle accresciute e diverse esigenze dell’uomo che progrediva.

L’articolo evidenziava l’opera di un architetto giapponese Kisho Kurokawa con la sua “cocktail-tower” che nell’intervista affermava:

“Si dovrà affrontare il problema della mobilità perché col rapido progresso tecnologico, l’uomo è troppo spesso costretto a condurre una vita diversa da quella cui aspirerebbe. Bisogna perciò che l’uomo riacquisti il controllo della tecnologia e se ne serva per arricchire la propria esistenza. L’edificio che ho battezzato “cocktail-tower” è interamente costruito con unità prefabbricate come anche gli elementi che ne compongono l’arredamento.
Finora venivano prefabbricate soltanto delle case intere, dei modelli standard, senza tenere in considerazione le particolari esigenze di ciascuna famiglia; cosicché chi vi andava ad abitare doveva adattarsi a quanto stabilito dal costruttore o dall’architetto. Con questo nuovo sistema, visto che vengono prefabbricate le singole stanze, i differenti ambienti, ogni famiglia può organizzarsi un appartamento che sia rispondente alle sue necessità. E’ importante rammentare che bisogna adattare l’ambiente ai mutamenti della vita dell’uomo e non viceversa”.

“Non va dimenticato poi il fatto – dice ancora Kurokawa – che è ormai tramontata l’epoca in cui un uomo viveva relegato nella stessa comunità. Oggi si abita in una zona, si va a studiare in un’altra, si lavora in un terzo luogo, si frequentano amici che vivono in un ambiente estraneo agli altri tre. Questo è un fenomeno nuovo e un giorno ciascuno di noi dovrà poter disporre di case diverse, situate in luoghi diversi.
Ecco il concetto delle mie “towers”; quando ve ne sarà la necessità, ciascuno di questi cubi potrà essere smontato dalla intelaiatura cui è stato avvitato e rimontato su un’altra intelaiatura o palazzo, là dove il suo proprietario andrà ad abitare. Sarà una vita molto più movimentata e ricca di esperienze. D’altra parte, questo concetto di mobilità di ciascuno, negli anni a venire, sarà un elemento comune della vita di allora a cui pochi si potranno sottrarre.
L’homo movens, questo sarà l’individuo del XXI secolo”.

Questo ieri.

Oggi leggo su SPECCHIO+ (n. 574 di settembre) una cover story, a firma di Joseph Grima e di seguito riportata, dal titolo “Capitali d’oriente”, un viaggio nelle contraddizioni urbanistiche dell’Asia, fra orrori e capolavori, dove si parla anche di Tokyo.

Home Delivery, una mostra sull'architettura prefabbricata di recente inaugurata al MoMa di New York, ha risvegliato nostalgici ricordi di anni in cui sembrava non tanto possibile quanto inevitabile che la tecnologia e l'industrializzazione avrebbero trasformato in meglio l'architettura, le città e di conseguenza la vita quotidiana.

Nel Giappone dei primi anni Settanta il sogno sembra essere a portata di mano: l'Expo 1970 a Osaka offrì a una nuova generazione di giovani architetti giapponesi l'opportunità di realizzare una serie di opere altamente sperimentali, molte basate sulle nuovissime tecniche di prefabbricazione.

Un paio di anni dopo, nel 1972, l'architetto Kisho Kurokawa (1934-2007) progetta a Tokyo un edificio prefabbricato che avrebbe cambiato la storia dell'architettura nipponica: la Nakagin Capsule Tower è il primo “capsule hotel”, una tipologia d'albergo di microstanze ormai onnipresente nei densissimi centri urbani giapponesi. Non solo offre un nuovo modo - effimero e transitorio - di abitare a basso costo la città: dimostra che la prefabbricazione non equivale necessariamente a monotona ripetizione, ma può essere utilizzata in maniera ingegnosa per introdurre una rivoluzione industriale nella costruzione degli edifici senza sacrificarne il valore architettonico. Sembrava l’alba di una nuova era.

Trentacinque anni dopo, la Nakagin Tower rischia la demolizione. Al momento della sua costruzione era una delle torri più alte del quartiere Ginza, ma oggi è sovrastata su tre lati da altri grattacieli, e il valore del terreno su cui poggia è cresciuto a livello quasi inestimabile. Da agente di densificazione, la Nakagin Tower si è trasformata, paragonata ai lotti che la circondano, in un “buco nero” a bassa densità: nonostante gli appelli della comunità architettonica internazionale, sembra che il suo valore storico non basterà a salvarlo. Neanche la recente morte di Kurokawa, il suo autore, è servita a smuovere gli immobiliaristi che vorrebbero vederla rimpiazzata da un grattacielo.

E del segno dell'architettura industralizzata che ne è? Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, oggi in Giappone la prefabbricazione è più diffusa che mai, ma sotto una veste inaspettata. Grandi “produttori edilizi” - l'equivalente in ambito residenziale delle case automobilistiche - producono oggi in fabbrica e vendono da cataloghi una percentuale assai consistente delle case monofamiliari di nuova generazione. Sono edifici anonimi, indistinguibili dagli altri che li circondano, ma effettivamente più economici. Soddisfano l'esigenza giapponese di abitazioni usa e getta (la vita media di una casa è di soli vent'anni, dopodichè viene demolita e ricostruita). Hanno nomi che ricordano le sigle delle automobili giapponesi: Espacio GX, Sincè Cada, Raison-G II. Per quanto il sogno dell'Expo 1970 sia rimasto irrealizzato, l'urbanistica e l'architettura giapponesi rimangono epicentri di innovazione, e non solo per le opere dei progettisti di fama internazionale.

Non è da demolire.

La Nakagin Tower è un caposaldo dell’architettura contemporanea e pertanto è da salvaguardare.

Per la liberazione animale e della Terra!

Con questo comunicato informiamo della nascita di una nuova "realtà" che si inserisce nel già vasto ambiente contro-informativo, quotidianamente in lotta per divulgare e dare spazio a tutti i fatti e le notizie che realmente costituiscono piccoli e grandi aspetti rivoluzionari.

Finoallafine.info si diffonde da oggi nella rete imparando e traendo spunto dall'esperienza di siti come directaction.info, accionvegana.org e djurensbefrielsefront.com che già hanno fatto e stanno facendo molto per la diffusione di informazioni sulla lotta per la liberazione animale e della Terra.

L'esigenza era quella di poter dare una voce in più all'azione diretta e di farlo con costanza e possibilmente estrema puntualità riportando comunicati e qualche notizia diffusa dai media. Sarà sempre aggiornato, con un'apposità sezione, sulla situazione dei prigionieri ma non solo, saranno presenti archivi di azioni passate, fotografie, video, approfondimenti tratti da periodici come La Nemesi e Terra Selvaggia e la possibilità di ottenere informazioni su come avere riviste e libri. Il sito non si concentrerà solo sulle azioni che avvengono in Italia ma al meglio delle possibilità provvederà a tradurre e riportare settimanalmente azioni accadute all'estero. Vista la quantità enorme di avvenimenti saranno tradotte e riportate gli eventi giudicati più importanti per l'effettività dell'azione ma anche per la bellezza del comunicato o perchè possono essere accaduti in paesi dove raramente succedono azioni dirette di questo genere.

Non ci resta che concludere il comunicato riportando esattamente quanto pubblicato nella sezione "introduzione" del sito, riassume esattamente il significato profondo di questo nuovo "progetto":

Uomini e donne in passamontagna che tengono dolcemente in mano degli animali.
Questa è l'immagine più nota e più cara al movimento di liberazione animale, perché raffigura tutto quello che desideriamo: aprire ogni porta, distruggere ogni gabbia, abbattere ogni muro pur di salvare gli animali dalle mani dei loro torturatori.

Per qualcuno questi individui sono dei terroristi, per i giudici e i poliziotti sono dei criminali, per gli sfruttatori sono un grave problema da considerare.

Per noi sono semplicemente persone sensibili all'orrore quotidiano dello sfruttamento animale e che hanno il coraggio di mettere in pratica le loro idee e trasformare la rabbia in azione. Si tratta di guerrieri per la libertà, privi di qualunque egoismo e dediti a salvare altri esseri viventi. Persone che si meritano un applauso e tutto il sostegno di chi come loro vuole vedere gli animali finalmente liberi e la Terra verde e rigogliosa.

Assistiamo ogni giorno ad un lento ma inesorabile aumento della distruzione della natura e di tutte le specie che abitano questo pianeta. Indifferenza e silenzio sono il percorso ideale per continuare su questa strada. Significa lasciare che quest'ultimo sia irrimediabilmente ferito. E' condannare gli animali a tutta la sofferenza di una vita vissuta da schiavi. E' chiudere gli occhi, è voltare lo sguardo e mantenere tutta l'ignoranza e l'arroganza di chi vede nelle differenze di specie una inferiorità che legittima tutto, anche un massacro.

Questo sito nasce con l'intento di rompere il muro di indifferenza, di divulgare il più possibile tutte quelle notizie che riportano la liberazione di un animale sfruttato o torturato, di mettere in luce la pesante responsabilità di esseri umani che non esitano a sfruttare gli animali non umani e la Terra per il profitto e la desiderio di dominio.

Finoallafine.info rappresenta un' ulteriore "voce" per chi non ha voce, per chi decide di correre migliaia di volte sotto la luna durante notti infinite in cui gli sfruttatori non potranno e dovranno mai dormire sonni tranquilli.

Chi si contrappone all'indifferenza, con i propri gesti e con il proprio cuore, compie una scelta altamente responsabile.
Decidere di rischiare la propria libertà per quella di qualsiasi altro essere vivente (che sia umano o non umano) merita rispetto, attenzione e possibilità di diffondere il più possibile le azioni compiute.
Chi rischia di perdere la propria libertà per donarla ad altri esseri viventi compie uno dei percorsi più rivoluzionari che si possa immaginare.

Fino alla fine, per la liberazione animale e della Terra!


Notizie tratte da: promiseland.it

Capire l'arte contemporanea

Interessante articolo di Roberta Scorranese, pubblicato su Focus / Scoprire e capire il mondo n. 184/08, che spiega in maniera semplice e intelligente come capire l’arte contemporanea e perché dobbiamo smetterla di dire “questo sarei stato capace di farlo anch’io” davanti ad un’opera non realizzata secondo i canoni consueti…

Perché rifiuti, scarabocchi e oggetti comuni sono diventati il nuovo modo di esprimere idee.

Diciamo la verità: spesso l’arte moderna è un rebus.
Che ci sarà mai da ammirare nell’orinatoio di Marcel Duchamp o nelle tele bianche di Robert Ryman?
Eppure, queste opere sono entrate nella storia dell’arte, perché hanno espresso emozioni e idee universali. Certo, è cambiato il linguaggio: l’armonia di Raffaello ha ceduto il posto a provocazioni, show, disarmonie… che sono poi lo specchio della nostra epoca. Meglio conoscere i nuovi linguaggi dell’arte, quindi, per apprezzare le intuizioni degli artisti di oggi. Del resto, anche il realismo senza fronzoli di Caravaggio fece scandolo nel 1600…

Talvolta viene da pensare: sono capace di farla anch’io! Sbagliato. Ecco perché.

All’ultima Biennale di Venezia c’erano tre toilette blu, bianche e rosse. Guai a usarle: erano l’opera Liberté del norvegese Lars Ramberg (1964).

Lars Ramberg - Libertè, 1964 - 52° Biennale di Venezia

A New York l’argentino Rirkrit Tiravanija (1961) dopo aver cucinato in galleria, regala stoviglie untela pubblico: non è uno chef, ma un quotato artista la cui creatività consiste nel… far da mangiare agli spettatori.

Rirkrit Tiravanija... in galleria

Ma che cosa succede all’arte?
Perché oggi apprezziamo ciò che in passato erano semplici rifiuti?
E com’è possibile distinguere la vera arte dai bidoni?
Un fatto è certo: i tempi dei ritratti di Raffaello sono finiti. Merito o colpa della fotografia, che nel 1800 si sostituì, con più efficacia, alla capacità di pittura di riprodurre la realtà. Così le arti visive assunsero un nuovo ruolo: cominciarono a rappresentare non solo immagini, ma anche concetti. Una vera rivoluzione.

“Oggi non basta più saper dipingere realisticamente una mela, ma occorre saper rendere quel che di invisibile ha dentro” commenta Francesco Bonami, critico d’arte.
Cioè saper usare la mela per esprimere emozioni.

Per esempio l’artista inglese Damien Hirst (1965) invece di dipingere una mosca come avrebbe fatto Giotto, espone una vera mosca, in ali e cartilagine, su una tela. Oggi non serve più disegnare fedelmente una mosca, lo fa già la fotografia; quello che l’artista deve fare è suscitare una sensazione di ribrezzo con la mosca spiaccicata sulla tela.
L’arte insomma, non è più solo tecnica realistica, ma è idea, provocazione.

Damien Hirst - Disgust, 2006 (Mosche e resina su tela)

Nell’arte contemporanea, inoltre, intervengono altri due fattori, al di là della bravura tecnica e dell’estro creativo: il mercato e lo spettatore, che non è più solo un passivo osservatore, ma concorre a dare senso all’opera.
Il primo passo verso l’arte moderna fu, secondo lo storico dell’arte Pierre Rosenberg, il quadro I saltimbanchi (1901) di Pablo Picasso (1881-1973), in cui la realtà è stravolta con figure quasi mostruose.

Pablo Picasso - Les Deux Saltimbanques, 1901 - Museo Puškin, Mosca

Ma la vera rottura fu compiuta dal francese Marcel Duchamp (1877-1968) che nel 1917 presentò un orinatoio in ceramica, a cui diede il nome Fontana, valutato oggi 3,5 milioni di euro.


Marcel Duchamp - Fountain, 1917/1964 Readymade [01] - Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma

(Originale perduto, replicato in multiplo di 12 esemplari nel 1964)

Con quest’opera Duchamp mostrò che, oggi, tutto può essere arte. Per fare un’opera non era più necessaria la conoscenza tecnica, bastava un’idea originale e sorretta da un buon marketing. L’orinatoio presentato come creazione artistica ha fatto scalpore e questo è bastato per convincere critici, mercanti e acquirenti che quella era vera arte. In più l’artista francese ha sancito un altro principio dell’arte contemporanea: almeno in teoria, tutti possono fare arte. Se riesci a vendere un orinatoio e a farlo pagare migliaia di euro, sei un genio!

Questo però non significa che l’arte oggi è tutta una bufala, che gli artisti sono solo geni del marketing o che tutti sono artisti” puntualizza Bonami. Ecco il punto. Quando vediamo le tele bianche del pittore americano Robert Ryman (1930) viene da pensare che sono trovate alla portata di tutti.

Bonami non è d’accordo: “Le tele bianche sembrano una sciocchezza alla portata di chiunque, ma ciò che conta è farle per primo. E il primo a osare l’inosabile è stato proprio Ryman nel 1955”.
Non solo: in quelle tele c’è un messaggio. Il pittore aveva intuito che oggi non spaventano tanto le guerre (messe in scena da Paolo Uccello nel XV secolo) quanto il vuoto e la noia. Se l’arte è espressione della società, questa è la società che abbiamo: vuota. E che cosa poteva meglio rappresentare la noia di una tela bianca? Ryman fa quindi arte: senza dare sfoggio di grandi capacità tecniche ma lanciando messaggi che ci fanno pensare.

Robert Ryman - Surface veil I, 1970 - Guggenheim Museum, New York

Ma chi lo dice che il messaggio è proprio quello e non si tratta di un artista incapace di dipingere? Spesso sono già gli autori stessi a svelare quali messaggi esprimono le loro opere. Come faceva, per esempio, l’italo-argentino Lucio Fontana.
Altri artisti, invece, sono scoperti e interpretati dai critici. Come Duchamp: si rifiutò sempre di spiegare il senso delle sue opere, limitandosi a dire che oggi l’arte è banalità. Il suo successo, quindi, è venuto dall’interpretazione dei critici. Il catalano Salvador Dalì faceva di più: presentava un’opera enigmatica e poi si divertiva a sconfessare le interpretazioni dei critici.

Insomma, il senso dell’arte, oggi, è tutto da cercare. E spesso non c’è una risposta univoca perché una stessa opera può suscitare emozioni diverse. Torniamo a Damien Hirst (1965): mette in mostra uno squalo vero conservato in formalina. Accanto a chi ne apprezza la forza spiazzante, ci sarà anche chi ne è disgustato. Ma resta comunque colpito.

Daniel Hirst - The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living, 1991

(L'impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo - Squalo tigre)

In definitiva, oggi è arte ciò che, in varie forme, esprime quello che siamo.
Gli arazzi del senegalese Brahim El Anatsui (1944), fatti di tappi e oggetti metallici, sono l’equivalente delle stoffe preziose rinascimentali: la società di oggi vuole materiali fatti in serie e deperibili. Il messaggio è: oggi tutto dura poco.

Brahim El Anatsui - Dusasa I, 2007 - cm 762 x 609,6 - 52° Biennale di Venezia

(Alluminio, tappi di bottiglia e filo di rame)

Nel 1998 l’americano Joseph Kosuth (1945) presentava insegne luminose con scritte apparentemente senza senso, tipo “What does it mean?” (“Che cosa significa?”). Ovvero: molte cose che facciamo oggi (lo shopping compulsivo, il traffico…) non hanno senso.

Joseph Kosuth - Four Colors Four Words, 1966

In Mozzarella in carrozza (1968) Gino De Dominicis (1947-1998) ha esposto, letteralmente, una mozzarella in una carrozza nera di fine Ottocento. Arte o una fantozziana “boiata pazzesca”? Elevando un latticino a oggetto d’arte, il messaggio è: la nostra società si crea miti di carta, glorifica soubrette, paparazzi, finti opinionisti. Quindi, perché stupirsi se un artista mette una mozzarella in vetrina e non in un autentico capolavoro?
Lo faceva anche Caravaggio: con i suoi visi contorti dal dolore voleva dimostrare che la società non era fatta solo da re e nobili, ma anche da ubriaconi e prostitute. La mozzarella in carrozza di De Dominicis, mettendo in mostra la banalità, ci fa ridere ma al tempo stesso denuncia che tutti siamo schiavi della banalità, delle frasi fatte.

Gino De Dominicis - Calamita Cosmica, 1990 - cm 2400

(Milano, 2007, Mostra itinerante “Andata e ritorno” a cura di Italo Tomassoni e Vittorio Sgarbi )

Ma non è solo denuncia. Queste opere sono arte perché trattano gli stessi temi universali affrontati dai grandi del passato. La Merda di Artista di Piero Manzoni (1933-1963) fece scalpore nel 1961. Scopo? Mostrare la realtà cruda, come Caravaggio.

Nel XV secolo il pittore fiammingo Hieronymus Bosch dipingeva frati e suore in atteggiamenti ridicoli per denunciare il degrado della spiritualità. Ne 2003 lo scultore peruviano Jota Castro (1964) ha presentato Habemus Papam, una croce di alluminio cinta da una corona di dollari. Non è solo una provocazione, ma vera arte: c’è l’idea, l’impatto visivo, l’innovazione.
Altre volte, quello che sembra un errore è in realtà un messaggio profondo. O almeno così è venduto: Lucio Fontana (1899-1968) tagliava la tela con solchi profondi. Una stupidaggine? No. Un’altra rivoluzione: così la pittura acquisiva una terza dimensione andando a fare concorrenza alla scultura. Il taglio sulla tela è la conquista dello spazio: si va oltre la tela, mostrando una superficie che altrimenti sarebbe rimasta invisibile. E’ l’arte concettuale [02] perché esprime un’idea, Ed è arte perché nessuno l’aveva fatto prima.

Lucio Fontana - Concetto Spaziale, 1959

Oltre a essere diventata concettuale, l’arte è sempre più spettacolo. Christo (1935) & Jeanne-Claude (1935) [03], per esempio, sono diventati famosi per aver impacchettato, con teloni di plastica, edifici famosi (imballarono anche il monumento a Vittorio Emanuele, in Piazza Duomo a Milano, nel 1970): la loro arte consiste nel lasciare un segno sul territorio.

Christo & Jeanne Claude - Pont Neuf - Parigi, 1985

Richard Long (1945), altro esponente della Land art [04] (l’arte che agisce sul paesaggio), si esprime così: fa lunghe passeggiate in territori disabitati e lascia qualche traccia, per esempio una fila di pietre.

Richard Long - Tame Buzzard Line, 2001

Qui l’arte consiste in una denuncia sociale: la natura è spesso sopraffatta dall’arroganza dell’uomo.
Il californiano Walter De Maria (1935) era andato oltre, nel deserto del New Mexico, ha sfruttato i temporali per creare uno spettacolo di luce con i fulmini caduti su 400 pali metallici appuntiti. Scopo della Land art, scrive il critico Gillo Dorfles, non è tanto “imitare la natura, ma integrarsi ad essa”.

Walter De Maria - The Lightning Field, 1977

Un altro aspetto, in apparenza assurdo, dell’arte oggi è l’uso del corpo, iniziato dal gruppo dadaista [05], nato in Svizzera ai primi del ‘900. Artisti come il rumeno Tristan Tzara - pseudonimo di Sami Rosenstock (1896-1963) o il francese Hans Jean Arp (1887-1966) improvvisarono performance provocatorie facendo irruzioni nei teatri e recitando a braccio.
Con l’Action Painting [06], pittori come Paul Jackson Pollock (1912-1956) hanno compiuto un’evoluzione: l’artista dipingeva col proprio corpo, nel caso di Pollock ballando sulla tela e facendo sgocciolare il colore al ritmo di danze indiane.

Paul Jackson Pollock... al lavoro

Negli anni ’60, il tedesco Joseph Beuys (1921-1986) passò tre giorni in una gabbia con un coyote. Con I like America & America Likes Me (1974), messa in scena alla galleria di René Block, a New York, l’artista si ricoprì di feltro e trascorse ore insieme all’animale, per lui simbolo di un’America primitiva e non ancora contaminata dal consumismo.

Joseph Beuys - I like America & America Likes Me, 1974

Secondo Marina Pugliese, critico d’arte, a stabilire oggi quello che è arte è anche il giro di “mercanti, critici e galleristi che selezionano le opere, stabiliscono le tendenze e creano i casi”. Mesi fa a Milano, da Sotheby’s, un barattolo con 30 grammi di feci è stato venduto a 124.000 euro. Era uno dei celebri esemplari di Merda d’artista di Piero Manzoni (1933-1963), [07] che nel 1961 inscatolò le sue feci per lanciare un messaggio dissacrante: il vero artista, oggi, non è quello che sa disegnare perfettamente un albero, ma quello che riesce a vendere anche i suoi escrementi.

Piero Manzoni - Merda d'Artista, 1961

Se il valore di un’opera di Leonardo da Vinci si misura dalla sua perfezione tecnica e stilistica, per un’opera di oggi il valore (anche economico) dipende spesso da fattori esterni all’opera d’arte in quanto tale. Oggi, sottolinea Francesco Poli, docente di arte contemporanea all’Accademia di Brera, si cerca non tanto il talento quanto “il fenomeno”: ciò che riesce ad attirare l’attenzione del pubblico. Poi critici e mercanti d’arte gonfiano il caso, facendo lievitare le quotazioni dell’artista.

In questo sistema così fluido, quante volte rischiamo di trovarci di fronte a bufale?
“Tante” ride la gallerista milanese Claudia Gian Ferrari. “Per distinguere il Kitsch (termine usato per definire oggetti di cattivo gusto) sublime dal kitsch-e-basta c’è una regola: dobbiamo guardare un’opera con innocenza, come se fosse la prima volta. Ciò che conta è che non ci lasci indifferenti. Ma per formarci un gusto è essenziale guardare molte opere”.
Anche perché le tradizionali categorie bello/brutto non valgono più.
“Ci sono altri parametri” sottolinea Pugliese. “Un’opera deve far riflettere, sorprendere, stimolare, divertire. Un tempo il bello era l’armonia ideale, oggi questo sogno si è infranto perché nessuno crede più in una verità unica e universale. Oggi il bello è relativo, soggettivo e riflette le contraddizioni del mondo”.

E’ la nuova arte, che piaccia o no.


Roberta Scorronese è abruzzese di nascita ma vive e lavora a Milano.
Giornalista, scrive su numerose testate tra cui il Corriere della Sera.
Nel 2004 ha pubblicato, insieme a Pier Mario Fasanotti, Io non sono pazzo. Splendori e miserie di Salvador Dalì.
Un completo profilo di un grande artista, celebre per la sua attività “paranoico-critica”, sublime fonte d’ispirazione per i suoi quadri dalle visioni oniriche e barocche, in cui si fondono sacro e profano.

Francesco Bonami - Lo potevo fare anch’io - Perchè l’arte contemporanea è davvero arte
Mondadori Editore - Segrate (MI)
Collana Strade blu
Anno di pubblicazione: 2007
Formato: 15x21 - brossura
Pagine: 180

Francesco Poli
- Il sistema dell’arte contemporanea - Produzione artistica, mercato, musei
Laterza Editore - Bari/ Roma
Collana Universale Laterza
Anno di pubblicazione: 2007
Formato: brossura
Pagine: 214


NOTE

[01] Il termine "Readymade" risale al 1915, secondo la definizione che Duchamp stesso ne dà: "oggetto d'uso comune promosso alla dignità di oggetto d'arte dalla semplice scelta dell'artista".
Nel 1964 Marcel Duchamp autorizzò il suo gallerista Arturo Schwarz a produrre delle repliche di 13 Readymades ognuna tirata in 12 esemplari.

[02] Alla fine degli anni Settanta, in ambito internazionale, si evidenzia una nuova linea di tendenza che considera la produzione artistica come progetto astratto, teorico, solo formulato dal pensiero, completamente svincolato dalla realizzazione concreta e in aperta opposizione alla produzione artistica tradizionale. Tale tendenza, che afferma il valore primario della progettazione mentale, rispetto all'opera realizzata, prende il nome di Arte Concettuale. Essa rifiuta la realizzazione concreta perché ogni dipinto, ogni scultura rischiano, nella nostra società, di diventare una merce venduta a caro prezzo, considerata sul mercato un bene-rifugio che non si svaluta e succube dei meccanismi tipici della società dei consumi. L'arte è quindi intesa come idea, come conoscenza ed espressione attraverso il pensiero non come opera concreta.
(artemotore.com/storiadellarte/artenovecento)

[03] Christo Javacheff e Jeanne-Claude Denat de Guillebon.

[04] L'impostazione di pensiero del Concettuale ha influenzato, anche se con esiti molto diversificati, larga parte della ricerca artistica seguente. Sono nate così:
- l'Arte povera, come totale rifiuto del "bel materiale", della composizione struttura secondo precise regole, chiaro atteggiamento di ribellione verso l'arte intesa in senso tradizionale. Non si presentano più opere, ma informazioni, progetti, operazioni sulla realtà, insomma proposte aperte, modi di essere nel mondo, piuttosto che risultati definitivi;
- la Body art: l'opera è costituita dal corpo umano esposto in carne ed ossa e l'intervento dell'artista è sul corpo stesso, anche con azioni violente; tali esibizioni vengono riprese in diretta da una televisione a circuito chiuso. L'artista si avvale abilmente del proprio corpo con azioni pubbliche, dove qualunque movimento assume particolare significato. Gli artisti della Body art talvolta vengono anche definiti "comportamentisti". Certe loro manifestazioni sconfinano in vere e proprie forme di teatro-performance;
- la Land art: propone interventi non sulla natura, come già avvenuto in passato, ma nella natura, non con scopi ornamentali, ma per prendere coscienza dell'ordine naturale degli elementi, che l'uomo moderno ha completamente sconvolto. La società tecnologica ha alterato il rapporto uomo-natura ed è l'artista, più di ogni altro, che ne vive il profondo disagio, che ne avverte lo sconfinato pericolo.
L'Arte povera, la Body art, la Land art, si pongono indubbiamente come provocazione al meccanismo di accaparramento da parte dei grandi collezionisti di opere d'arte che spesso, più per snobismo che per reale desiderio e conoscenza, acquistano opere, che considerano soprattutto come valida forma di investimento.
Il gruppo promotore dell'Arte Concettuale è quello inglese dell'Arte Language, e soprattutto l'artista Kosuth. Altri artisti di questa tendenza e delle sue derivazioni sono: Burgin, Prini, Kawara, Venet, Ramsden, Merz, Zorio, Pistoletto, Beuys, Isgrò, Christo, Dibbets, Oppenheim, Gina Pane, Smithson. (artemotore.com/storiadellarte/artenovecento)

[05] Il movimento Dada nasce intorno agli anni Venti del Novecento, come forma di provocazione, piuttosto che come corrente artistica vera e propria. Già nella scelta, fatta a caso, della denominazione del movimento (la parola "dada" non significa nulla) si rileva l'atteggiamento assunto dai Dadaisti. Le conquiste tecnologiche che dovevano portare ad un mondo nuovo, hanno invece condotto alla guerra; i Dadaisti attaccano con feroce ironia le convenzioni e le regole della società, accettate in genere passivamente dalla massa. Il gruppo Dada pertanto vuole contestare e scandalizzare negando tutto del passato: l'opera d'arte deve esprimere ribellione. Le immagini non devono essere progettate, ma nascere anche per caso; i materiali che costituiscono un'opera d'arte possono anch'essi essere trovati per caso. Così le opere Dada sono caratterizzate dall'assemblaggio di materiali disparati, come ad esempio biglietti ferroviari, tappi di sughero, chiodi. Vengono proposti, come espressioni d'arte, oggetti qualsiasi: uno scola-bottiglie, una ruota di bicicletta o anche oggetti "assurdi" come una tazzina di caffè realizzata in pelliccia, o un ferro da stiro chiodato. Tutto può essere opera d'arte - dicono i Dadaisti - se è firmato ed esposto in una mostra. Le loro opere vengono perciò definite "non-arte" oppure "anti-arte". Tuttavia esse stanno a testimoniare un nuovo modo di esprimersi, non privo di una ricerca estetica con i richiami a forme del linguaggio cubista e futurista.
I principali esponenti del movimento Dada sono: Duchamp, Picabia, Man Ray, Arp, Schwitters. (artemotore.com/storiadellarte/artenovecento)

[06] Nella linea di ricerca dell'Informale si manifesta negli Stati Uniti, intorno agli anni Cinquanta del secolo passato, una tendenza definita Action Painting (pittura d'azione). E' una tendenza particolare della scuola di New York, che attribuiscono al gesto del dipingere, all'azione in quanto tale, il ruolo determinante nell'esperienza dell'artista. Anche gli artisti dell'Action Painting, come già quelli dell'Informale, si esprimono attraverso modi differenziati:
Jackson Pollock predilige la tecnica del dripping (sgocciolamento del colore);
Willem De Kooning accosta colori violenti alla maniera espressionista: la sua pittura è chiamata proprio “espressionismo astratto”;
Franz Kline utilizza grandi segni neri su fondo unicamente ed ossessivamente bianco.
Le successive manifestazioni artistiche americane New Dada e Pop-art hanno le loro radici nell'Action Painting.
I principali esponenti dell'Action Painting sono:
Pollock, De Kooning, Kline, Tobey. (artemotore.com/storiadellarte/artenovecento)

[07] Nel maggio 1961 Piero Manzoni sigillò le proprie feci (o comunque lo fece credere) in 90 barattoli di conserva, ai quali applicò un'etichetta con la scritta Merda d'Artista in inglese, francese, tedesco e italiano. Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell'artista. Manzoni mise in vendita i barattoli di circa 30 grammi ciascuno ad un prezzo pari all'equivalente in oro del loro peso.
A Milano, il 23 maggio 2007 nelle sale della casa d'aste Sotheby's, un collezionista privato europeo si è aggiudicato l'esemplare numero 18 a 124.000 euro: record d'asta mondiale per una delle 90 opere.
Il Corriere della Sera dell’11.06.2007 riporta un articolo di Agostino Bonalumi, amico di strada di Piero Manzoni, il quale ha dichiarato che in realtà all'interno delle famose scatole non era contenuto altro che gesso.