“I fondi
sequestrati dalla magistratura milanese ai Riva non vanno usati per il
risanamento degli impianti, ma per la bonifica dei suoli inquinati dall’Ilva”. Lo sostiene Angelo
Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale del capoluogo
ionico durante una conferenza nella quale ha illustrato il suo progetto per la riconversione industriale della
città secondo il modello già seguito in altri centri come Bilbao o Pittsburgh.
Un progetto, inviato al
presidente del Consiglio Matteo Renzi, che prevede l’istituzione per 5 anni di
un’area “No Tax” a favore di imprese
e attività produttive “non insalubri”.
Bonelli e il movimento “Taranto Respira” indicano come destinatari delle
agevolazioni fiscali imprese che si occupino di ricerca nel settore
della green economy, dell’innovazione, dell’efficienza energetica, del terziario
e anche dell’edilizia per il recupero del centro storico di Taranto che giorno
dopo giorno si sgretola tra incuria e degrado.
Nel documento consegnato
alla stampa si parla di riduzione delle accise e degli oneri di sistema su
benzina, gasolio e bollette, tagli fino al 50 per cento di Irap e Ires,
contributo alle aziende per la costruzione di nuove strutture fino a un massimo
di 500 mila euro. Non solo. Il co-portavoce dei Verdi, infatti, chiede
l’istituzione di un fondo per il sostegno dell’agricoltura, duramente colpita a
seguito delle emissioni nocive dell’Ilva, ma soprattutto propone la “riqualificazione, la trasformazione e
rigenerazione urbana e ambientale, a partire dai suoli contaminati, con un
gruppo operativo di urbanisti, architetti coordinati da Renzo Piano”. Una
serie di cantieri, quindi, che secondo Bonelli garantirebbe 35 mila nuovi posti di lavoro per circa sette anni.
E i fondi? Secondo
l’ambientalista sono cinque le strade da seguire per le coperture:
- un contributo per 10 anni grazie a un prelievo dello 0,7 per cento sui redditi compresi tra 120 mila e 250 mila e pari a 1 per cento per quelli superiori a 250 mila euro;
- lo storno del prezzo di 12 aerei F-35 pari a oltre 1,5 miliardi di euro;
- la imposizione di 1 centesimo come accisa sui carburanti per 10 anni;
- fondi statali per le bonifiche da aggiungere a quelli già stanziati;
- il recupero dei fondi regionali per la costruzione di una piattaforma logica collegata al porto ionico.
Infine, il leader dei
Verdi ha spiegato che l’esistenza dell’area a caldo dell’Ilva, quella composta
dai sei reparti sequestrati dal gip Patrizia Todisco il 26 luglio 2012, è “incompatibile con la città e la salute della
sua popolazione” e quindi è necessario prevederne “la chiusura”.
Ma oltre all’Ilva,
Bonelli ha definito incompatibile anche “Tempa Rossa”: il progetto dell’Eni
avallato dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo lo scorso 17 luglio
nonostante tre giorni prima il consiglio comunale avesse ufficializzato il suo
no al potenziamento della raffineria. Un progetto che prevede l’assunzione di
53 operai per 24 mesi e che alla fine della costruzione dei due mega serbatoi
per lo stoccaggio del greggio proveniente dalla Basilicata produrrebbe, secondo
la stessa Eni, l’aumento delle emissioni del 12 per cento l’anno.