Dal
19 marzo al 19 giugno 2016, a Venezia presso le Gallerie dell’Accademia, Ala Palladio (Campo della Carità, 1050) la
mostra “Aldo Manuzio. Il rinascimento di
Venezia” presenterà la storia dell’uomo che ha inventato il libro moderno e
il concetto stesso di editoria, facendo di Venezia la capitale internazionale
della stampa.
Una
mostra su come il libro cambiò il mondo, e su come e perché avvenne a Venezia,
porta fra oriente e occidente. Il protagonista di questa rivoluzione fu un
forestiero, giunto da Roma a Venezia per ritrovare la Grecia antica, filtrata
attraverso Bisanzio: Aldo Manuzio (1449-1515). Tra il
1495 e il 1515 stampò un centinaio di edizioni di una bellezza senza pari, che
crearono di fatto il libro e l’editore moderno e soprattutto inventarono il
pubblico.
Aldo Pio Manuzio |
Nel
percorso della mostra si scoprono il personaggio e le conseguenze, anche
artistiche, innescate dal suo lavoro. Curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto
e Giulio Manieri Elia, “ripercorre, attraverso oltre cento opere
d’arte in prestito da grandi musei italiani e stranieri e più di trenta
rarissime edizioni stampate tra la fine del XV e i primi anni del XVI secolo,
una stagione unica e irripetibile nella storia della cultura europea e
occidentale”, spiegano gli organizzatori. “Una vera e propria età dell’oro, durante la quale il libro si rivelò
capace di trasformare il mondo”. È in questo periodo storico che la città
conquista ed afferma definitivamente il ruolo di cerniera tra l’Est e l’Ovest,
passando da semplice piattaforma per scambi di natura commerciale a luogo dove
si mescolano culture, tradizioni, saperi.
Sfruttando
l’imponente rete logistica della quale solo una realtà mercantile poteva disporre,
Aldo
Manuzio riuscì ad immaginare e realizzare il suo programma che
prevedeva di rendere disponibili al pubblico degli studiosi e dei letterati i
grandi classici della cultura greca, da Omero ad Aristotele, da Sofocle a
Euripide e Tucidide, per poi raccogliere i testi latini da Virgilio a Cicerone,
da Orazio a Ovidio, a Catullo, a Properzio, Lucrezio, Giovenale, Marziale, e
ancora ebraici e italiani della nuova letteratura in volgare.
Tale
riscoperta ebbe conseguenze persino sulla pittura, che così rivolse un nuovo
sguardo sulla natura. Abbandonate le suggestioni medievali che la
rappresentavano ostile, dura, popolata da fiere feroci, l’arte si apre a una
rappresentazione del paesaggio inteso come culla della civiltà, paradiso
terrestre nel quale l’uomo è destinato a vivere. Ecco quindi i modernissimi
dipinti di Giorgione, senza
trascurare i disegni del giovane Tiziano,
le incisioni di Giulio Campagnola, i bronzetti di Andrea Briosco. E poi i lavori di Giovanni Bellini, Vittore
Carpaccio, Cima da Conegliano, Pietro Lombardo, Lorenzo Lotto e tanti altri.
L’Italia il 6 febbraio
2015 ha emesso un francobollo commemorativo, del valore di € 0,80, dedicato al
precursore degli editori moderni Aldo Pio Manuzio, nel 5° centenario della
scomparsa.
La
vignetta raffigura, entro una cornice ovale, un’incisione del XIX secolo di
Manuzio realizzata da Sperando Maffeis
e pubblicata nel volume “Iconografia Italiana dall’epoca del Risorgimento delle
Scienze e delle Arti fino ai nostri giorni”, edito nel 1856 dalla Società
Editrice Milano.
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