Ieri, 8 settembre 2013, si è conclusa la mostra allestita all’interno dei bagni pubblici del Castello Episcopio di Grottaglie, spazio dentro e intorno al quale è nata l’idea di due giovani artisti di talento, il ceramista Giorgio Di Palma ed il fotografo Dario Miale.
Reportage
fotografico in bianco e nero e oggetti in ceramica, ispirati anche alla cura e
la pulizia del corpo, hanno raccontato l'uomo all'interno dei bagni pubblici.
Tra arte e ironia, Di Palma e Miale, hanno offerto a tutti la
possibilità di ''mettere piede nel
sudicio degli altri, anche a chi piuttosto di entrare preferisce farsela
sotto'', descrivendo il luogo in maniera più dettagliata, nel loro mini
manifesto: “la «piscialora», termine
dialettale grottagliese, luogo di passaggio, lo specchio istantaneo dell’anima,
il rifugio appagante di bisogni fisiologici, un luogo dimenticato ma che fa
parte della vita quotidiana di turisti e residenti''.
Giorgio
Di Palma (1981) è nato a Grottaglie in provincia di Taranto. Non vanta un
percorso formativo in istituti d’arte ed accademie. E’ laureato in Archeologia
e la sua unica esperienza lavorativa al di fuori dell’arte lo ha visto come
tecnico informatico a Budapest. Mentre di giorno risolveva i problemi degli
altri, di notte dipingeva. Disegnava e colorava Lucky, il suo cane, insieme a
lui buffi e melanconici personaggi inventati. Poi un giorno ha deciso di
tornare a casa. Dal 2010 lavora con la ceramica, come suo padre da quarant’anni
e come tantissimi grottagliesi da secoli. La fa a modo suo: trascurando la
tecnica e facendo in modo che le sue opere non abbiano alcuna funzione.
Fa “ceramiche di cui non c’era bisogno”. In un’epoca di eccessi e sprechi il
suo scopo è quello di realizzare manufatti caduti in disuso già dalla nascita,
inutilizzabili ma impossibili da lasciarsi dietro. Saranno loro a sopravviverci
perché di ceramica, quindi immortali. Gli errori, i difetti e le imperfezioni
sono il loro valore aggiunto, il suo vanto, la sua unica firma.
Dario
Miale (1985) ha ereditato la passione per la fotografia da suo padre, fotografo
professionista che ha immortalato principalmente Grottaglie e le sue storie:
storie di vita quotidiana, storie di feste rionali, storie di persone. Il
processo creativo si sviluppa sulla base degli scatti che il fotografo riesce a
fare nell’arco della giornata, il risultato che qualifica la buona
riuscita di una sessione di lavoro è nel contenuto delle istantanee, nella loro
capacità di raccontare «una storia contemporanea». La matrice unitaria però
resta sempre il reportage: l’indagine delle realtà socio-culturali che lo
circondano e dalle quali trae spunto per operare una rappresentazione del mondo
circostante spesso cruda, forte e nel contempo profondamente reale. Dopo il
diploma conseguito presso (l’allora) Istituto d’Arte di Grottaglie, Dario
inizia a collaborare con lo studio grafico con il quale lavora tutt’ora
“Usopposto” e per il quale si occupa di fotografia a 360°. Il terreno di
sperimentazione artistica di Dario è la fotografia, uno strumento che produce
singolari soluzioni artistiche che si esprimono attraverso l’uso del bianco e
del nero, una tecnica che valorizza i ritratti e le immagini di repertorio.
Ecco la peculiarità, il dono della fotografia di Dario: immortalare le storie e
gli stati d’animo.
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