Giovedì 1° marzo a Montraux, in Svizzera, è terminato “il primo tempo” di Lucio Dalla, uno dei più grandi e popolari cantautori del nostro tempo. Ha sempre cantato ciò che gli pareva con una poesia sincera, indipendente e colta che ormai fa parte della memoria collettiva.
Quando nel 1986 rimase, a causa di un'avaria, con la sua barca a Sorrento fu ospitato nel Grand Hotel Excelsior Vittoria, che si trova al centro della cittadina costiera, e proprio nella stanza dove dimorò il leggendario tenore Enrico Caruso. Qui i proprietari dell'albergo gli raccontarono gli ultimi giorni della vita del tenore e della sua passione per una giovane a cui dava lezioni di canto. In seguito a quei racconti Lucio Dalla ebbe l'ispirazione per scrivere la canzone “Caruso”.
È lui stesso in un'intervista del 1986, che riportiamo di seguito, a dire com'è nato tutto.
"Questa estate, a Sorrento, mi capitò di abitare nel bellissimo appartamento che per tanto tempo ospitò il più grande tenore di tutti i tempi: Caruso. L'albergo aveva conservato le camere intatte, c'era il suo pianoforte che ho usato per scrivere la canzone, i suoi libri, le foto di lui con un bambino in braccio e alcune signore. Angelo che ha un bel bar sul porto mi raccontò la storia degli ultimi giorni della sua vita. Caruso era malato di cancro alla gola e sapeva di avere i giorni contati ma questo non gli impediva di dare lezioni di canto ad una giovane cantante della quale forse era innamorato. Una delle ultime sere della sua vita, una notte caldissima, non volle rinunciare a cantare davanti a lei che lo guardava ammirata e, pur stando male, si fece trasportare il piano sulla terrazza che dava sul porto. Caruso cantò più che una romanza, un'appassionata confessione d'amore e di sofferenza, due cose che spesso viaggiano insieme. La sua voce era così ancora potente che fu sentita anche fuori dal porto cosicché tutti i pescatori rientrarono per ascoltarlo e si misero con le barche sotto la sua terrazza. Le loro lampare erano tante da sembrare stelle nel cielo, forse Caruso rivedendole ripensò ai grattacieli di New York, e trovò la forza di continuare a cantare per perdersi commosso negli occhi della ragazza che, appoggiata al pianoforte, lo guardava. La notte Caruso stette molto male. Dopo poco morì. Ho scritto la canzone come un piccolo omaggio alla tradizione musicale napoletana. Del resto qualcuno ricorderà che avevo già dichiarato il mio amore per questa grande musica all'epoca di Banana Republic, cantando "Addio mia bella Napoli" con Francesco De Gregori. (positanonews)
Qui dove il mare luccica e tira forte il vento
su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento
un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto.
Te voglio bene assaje
ma tanto, tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'e vene sai.
Vide le luci in mezzo al mare
pensò alle notti là in America
ma erano solo le lampare e la bianca scia di un'elica
sentì il dolore nella musica, si alzò dal pianoforte
ma quando vide la luna uscire da una nuvola
gli sembrò più dolce anche la morte
guardò negli occhi la ragazza, quegli occhi verdi come il mare
poi all'improvviso uscì una lacrima e lui credette di affogare.
Te voglio bene assaje
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'e vene sai.
Potenza della lirica dove ogni dramma è un falso
che con un po' di trucco e con la mimica puoi diventare un altro
ma due occhi che ti guardano, così vicini e veri
ti fan scordare le parole, confondono i pensieri
così diventa tutto piccolo, anche le notti là in America
ti volti e vedi la tua vita come la scia di un'elica
ma sì, è la vita che finisce ma lui non ci pensò poi tanto
anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto.
Te voglio bene assaje
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'e vene sai.
“Caruso”
Dall’album live DallAmeriCaruso
Registrato negli Stati Uniti il 23 marzo 1986
Nessun commento:
Posta un commento