TOTTA e DYLAN

Cancellato il Programma CONSTELLATION

Dopo il programma STS - Space Trasportation System che ha servito la NASA dal 1981 al 2010, l'ente spaziale americano, su indicazioni del Presidente USA George Walker Bush, aveva scelto un programma del tutto nuovo, dal nome CONSTELLATION, simile al glorioso Apollo, che aveva come obiettivo principale il ritorno dell'uomo sulla Luna entro il 2020 e la costruzione di una base lunare permanente.
Il 1° febbraio 2010 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama presentava il budget di spesa per la NASA per il 2011 ed oltre con la novità della cancellazione completa del Programma CONSTELLATION.

Sulla clamorosa decisione Umberto Cavallaro ha sentito il parere di Ronnie Walter Cunningham ex astronauta statunitense, pilota del modulo lunare della missione Apollo 7 (11/22 ottobre 1968).

Forse ci siamo illusi troppo presto quando, nell’agosto 2008, abbiamo sentito il candidato Obama promettere senza reticenze, ad una platea del Brevard Community College, presso Cape Kennedy: “Abbiamo bisogno di un ambizioso progetto spaziale … Noi non cederemo la nostra leadership… Dovrà essere l’America a guidare il mondo nell’esplorazione della Luna, di Marte e dello Spazio…”
A quanto pare, senza dar seguito alle risultanze della Commissione Augustine, Obama da Presidente ha cambiato parere ed ha cancellato i fondi per le missioni umane sulla Luna. Walt, tu cosa ne pensi?

Quanto proposto da Obama non è ancora una campana a morto per la NASA, ma certo contribuisce fortemente a sospingere l’America nella spirale della mediocrità nell’esplorazione spaziale. Ora sta ai manager della NASA reagire adeguatamente a quanto l’amministrazione sta facendo per metterli definitivamente da parte. Di certo questa proposta non rappresenta né un “coraggioso nuovo corso per il volo umano nello spazio” né un “radicale rinvigorimento della NASA”, come enfaticamente dichiarato. È piuttosto vero il contrario e non ho dubbi che la gente alla NASA lo capisca per quello che vale: pone le premesse per il perseguimento della mediocrità. Impone grandi cambiamenti che lasciano poca speranza per il futuro.
Del resto, durante la sua campagna elettorale, aveva persino proposto di utilizzare i 18 miliardi dollari del bilancio della NASA, come un salvadanaio per finanziare l’istruzione. Con questa proposta di bilancio, sta compiendo il primo passo in quella direzione.
L’unica cosa in cui può sperare oggi è che il Congresso riesca ad opporsi. Ma è difficile essere ottimisti.

Non è singolare che Obama voglia ridurre I finanziamenti alla NASA per aumentare quelli dell’istruzione? La NASA fornisce ai giovani studenti grandi opportunità. Molti dei progressi tecnologici di cui oggi godiamo sono dovuti proprio alla NASA e ai suoi progetti spaziali. Tagliando i fondi della NASA, Obama finirà per tagliare le speranze e i sogni delle giovani generazioni. Cosa ne pensi?

È proprio così. Gli investimenti che abbiamo fatto nella NASA negli anni Sessanta stanno ancora producendo i loro frutti in termini di applicazioni tecnologiche e di nuove iniziative industriali. Forse il grande pubblico non è pienamente consapevole del ruolo che la NASA ha giocato negli ultimi 50 anni come volano della nostra economia e dimentica che gran parte della tecnologia che oggi diamo per scontata ha avuto origine o è stata migliorata nel programma spaziale. Sarebbe riduttivo vedere il bilancio annuo nella NASA come una spesa.Si tratta di un investimento, e con un grande ritorno economico!

Allora sarebbe un po’ come uccidere la gallina dalle uova d’oro. Ma non c’è una qualche responsabilità della NASA in tutto questo?

Il programma Constellation è finito “fuori budget e in ritardo” per l’endemica carenza di bilancio.
Si può discutere se Constellation fosse la soluzione migliore per realizzare il progetto “Luna, Marte e oltre ” voluto da Bush, ma era certamente molto meglio del vuoto di fronte a cui ci troviamo ora, e senza alcuna valida alternativa in vista.
Dopo aver speso 11 miliardi dollari per lo sviluppo e completamento del lanciatore Ares 1 e della capsula spaziale Orion, li facciamo fuori, senza prospettive. Via! E con loro, la maggior parte del programma spaziale umano della NASA. Nella continua lotta per la leadership nel campo della scienza, della tecnologia e della esplorazione, dove l’America, finora, ha sempre avuto la superiorità nello spazio, ci arrendiamo e alziamo la bandiera bianca.
Certamente andranno persi posti di lavoro e l’economia locale ne soffrirà. E questo produrrà danni facilmente misurabili. Ma molto più devastanti saranno le perdite immateriali del lungo periodo, quelle su cui non siamo in grado di appiccicare un cartellino del prezzo.
Più deleterio ancora, da un punto di vista strategico, sarà il gap che verrà a crearsi, il periodo durante il quale gli americani dovranno dipendere dalla Russia per inviare i loro astronauti sulla loro stessa stazione spaziale. Con la cancellazione di Constellation, il divario anziché diminuire aumenterà. Almeno fino al 2016 o 2017 gli astronauti americani non potranno viaggiare nello spazio su veicoli spaziali sviluppati e costruiti in America. Con il programma COTS - Commercial Orbital Transportation Services
[1], auspicato da Obama, stiamo inoltre mettendo il nostro destino nelle mani di società commerciali. Qualcuno si illude che l’iniziativa privata saprà riconquistare la nostra grandezza perduta, progettando nuove capsule e nuovi razzi o adattando missili militari per ospitare un equipaggio umano; e soprattutto spera che lo farà in modo più veloce e più economico di quanto sappia fare la NASA. Più economico, forse; ma non aspettiamoci che sappiano farlo in modo più veloce. Quelle private sono aziende che non hanno mai costruito un razzo per voli umani e non hanno la più pallida idea di tutti i problemi che si devono affrontare per rendere utilizzabile dall’uomo un lanciatore e una capsula spaziale completamente nuovi. Insomma, anche nella migliore delle ipotesi, nessuno, prima 2017, volerà verso la ISS su veicoli sviluppati da imprese private.
[1] Programma per coordinare l'invio di equipaggi e carichi alla Stazione Spaziale Internazionale da parte di aziende private.

E allora, secondo te, a chi giova la decisione di Obama?

A tutti quelli che si sono opposti al programma Constellation e hanno un qualche interesse a sostenere un piano alternativo, a coloro che hanno sempre avversato l’esplorazione dello spazio con equipaggi umani e sono a favore dell’esplorazione con sonde automatiche,… e, naturalmente, coloro che trarranno vantaggi dal programma COTS.
Nessuna di queste nuove “visioni” è condivisa da quelli di noi che hanno conosciuto la NASA dei tempi migliori. Fin dalla sua nascita, una delle forze motivanti della NASA è stata la fierezza di essere il meglio, di rappresentare la leadership americana nel volo spaziale umano, e di mantenere la preminenza nello spazio che deriva da questo modo di porsi. Questo atteggiamento sembra essere estraneo a un presidente che crede che il predominio americano vada evitato a qualsiasi costo.
In effetti l’America rischia di perdere molto più che la sola supremazia nello spazio: i suoi concorrenti ideologici ed economici hanno ben capito il ritorno di immagine che si ricava investendo nello spazio, con positivi impatti a livello psicologico, politico, scientifico ed economico.

Walter Cunningham, nato nel 1932 a Creston (Iowa), negli anni Cinquanta è stato pilota dell’aviazione dei Marines. Laureato nel 1961 in Fisica all’Università di Los Angeles, dopo aver lavorato per la Rand Corporation, nel 1963 è entrato nella NASA ed è stato selezionato nel terzo gruppo di astronauti. Nell’ottobre del 1968 ha partecipato alla missione Apollo 7 con Walter Schirra ed Donn Eisele. In seguito si è dedicato con successo ad attività imprenditoriali.

Umberto Cavallaro, socio del CIFO - Associazione dei Collezionisti Italiani di Francobolli Ordinari, da lunga data, ha seguito le orme di Giovanni Riggi di Numana sull’Astrofilatelia, è presidente fondatore dell’AS.IT.AF - ASsociazione ITaliana di AstroFilatelia avvenuta nel 2008, è redattore di AD*ASTRA, il notiziario trimestrale di Astrofilatelia. La sua attività professionale l’ha portato a lavorare per molti anni nell’ ambito dell’Agenzia Spaziale Europea.
È autore di numerosi articoli pubblicati sia in Europa che negli Stati Uniti e della traduzione del libro di Walter Cunningham “I ragazzi della luna”, a cura di Giovanni Caprara, Ugo Mursia Editore, pubblicato nel luglio del 2009.

Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del “Corriere della Sera”. È autore di numerosi libri tradotti in Europa e negli Stati Uniti, tra cui: The Complete Encyclopedia of Space Satellites, Abitare lo spazio, La conquista di Marte, In viaggio tra le stelle, Scienziati, Più lontano nello spazio, Era spaziale. Presidente dell’Italian Space Society, nel 2000 ha ricevuto il Premio ConScientia come giornalista scientifico dell’anno, assegnato dalle Università milanesi. In riconoscimento alla sua attività di divulgatore, l’International Astronomical Union ha battezzato con il nome “Caprara” un asteroide in orbita tra Marte e Giove.

Il libro.
La storia del successo americano nella corsa verso la Luna degli anni Sessanta, e l’autobiografia - a tratti ironica - di un ex marine e pilota militare che, nell’ottobre del 1968, volò sull’Apollo 7, la prima missione umana del programma. Ma anche una riflessione sulle regole non scritte dell’astropolitica che governava “l’ufficio astronauti” negli anni d’oro della corsa allo spazio, e lo spaccato di una realtà mitizzata che ne evidenzia luci ed ombre.
Cunningham prende spunto dal disastro dell’Apollo 1, nel gennaio del 1967, prova a terra con incendio e morte dei tre astronauti, che l’ha toccato da vicino, come membro dell’equipaggio di riserva prima e della commissione d’inchiesta subito dopo.
Da una parte critica Armstrong e Scott per la maldestra gestione della missione Gemini 8 e per la sua troppo frettolosa conclusione (marzo 1966), dall’altra sostiene che nessun altro avrebbe saputo fare meglio di Armstrong nell’allunaggio dell’Apollo 11 (luglio 1969) e che la missione di Scott sulla Luna, Apollo 15 (luglio 1971), rappresentò la migliore esplorazione scientifica di tutto il programma Apollo.

Un libro che aiuta a capire cosa ha reso grande il programma Apollo e suggerisce cosa fare per recuperare lo spirito di allora e ripartire per i nuovi e più avvincenti orizzonti che ci aspettano.

Intervista tratta da: cifo.eu

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