Cento ritratti, cento storie, cent’anni di straordinaria arte, da Canova a Modigliani.
La grande mostra che Fondazione Bano e Fondazione Antonveneta proporranno dal 2 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011 presso il Palazzo Zabarella a Padova.
Il tema del ritratto è analizzato nel senso più esteso, dall’immagine del volto, alla figura intera, di gruppo, familiare e non, in situazioni ufficiali, mondane o intime. Insomma tutto il caleidoscopio di una società nei vortici di una velocissima, potentissima trasformazione.
L’Ottocento visse cambiamenti sociali e politici impensabili che mutarono il mondo e l’uomo. E l’arte li registrò e spesso li anticipò.
Antonio Canova e Amedeo Modigliani, sono stati simbolicamente posti dai curatori della grande esposizione, a perimetrare l’indagine che essa dipana. L’uno a testimoniare il grande classicismo, il secondo l’irrompere del nuovo.
A dire quanto gli artisti di questo secolo abbiano, forse più che in ogni altro, dovuto misurarsi con l’individuazione di modalità originali nell’arte del ritratto, basti un dato: l’entrata in scena di un mezzo nuovo, concorrenziale e stimolante, la fotografia.
Ciò che la mostra rappresenta è una storia tutta italiana, senza però raccontare una vicenda autarchica, anzi. Gli artisti italiani vivono in un ambiente di scambi internazionali, influenzano e sono influenzati, avvertono e si confrontano con le novità, e anche di questo la mostra da conto.
La grande mostra che Fondazione Bano e Fondazione Antonveneta proporranno dal 2 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011 presso il Palazzo Zabarella a Padova.
Il tema del ritratto è analizzato nel senso più esteso, dall’immagine del volto, alla figura intera, di gruppo, familiare e non, in situazioni ufficiali, mondane o intime. Insomma tutto il caleidoscopio di una società nei vortici di una velocissima, potentissima trasformazione.
L’Ottocento visse cambiamenti sociali e politici impensabili che mutarono il mondo e l’uomo. E l’arte li registrò e spesso li anticipò.
Antonio Canova e Amedeo Modigliani, sono stati simbolicamente posti dai curatori della grande esposizione, a perimetrare l’indagine che essa dipana. L’uno a testimoniare il grande classicismo, il secondo l’irrompere del nuovo.
A dire quanto gli artisti di questo secolo abbiano, forse più che in ogni altro, dovuto misurarsi con l’individuazione di modalità originali nell’arte del ritratto, basti un dato: l’entrata in scena di un mezzo nuovo, concorrenziale e stimolante, la fotografia.
Ciò che la mostra rappresenta è una storia tutta italiana, senza però raccontare una vicenda autarchica, anzi. Gli artisti italiani vivono in un ambiente di scambi internazionali, influenzano e sono influenzati, avvertono e si confrontano con le novità, e anche di questo la mostra da conto.
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